«Solo il 33% delle coste in concessione». E i bagnini ora sperano nel Governo

Si è conclusa la mappatura del tavolo tecnico. Cna chiede che non venga applicata la Bolkestein. I 5 Stelle: «Una farsa»

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Foto di repertorio

Solo il 33 percento circa delle aree demaniali delle coste, un terzo del totale, è in concessione. Con questo dato si è concluso il lavoro del tavolo tecnico istituito a maggio presso la Presidenza del Consiglio per definire i criteri per determinare la sussistenza o meno della scarsità della risorsa naturale disponibile. La scarsità farebbe applicare la direttiva Bolkestein alle concessioni balneari.

Sulla vicenda della Bolkestein avevamo fatto il punto nelle scorse settimane a questo link.

Il dato con cui si conclude il lavoro del tavolo tecnico a Palazzo Chigi è per le associazioni balneari la conferma che la risorsa naturale disponibile non è scarsa e che quindi non si dovranno applicare le regole Ue che costringono a nuove gare, dal 2024 secondo le ultime decisioni del Consiglio di Stato, o dopo il 2024 secondo il rinvio previsto dal decreto Milleproroghe.

Cna Balneari, in una nota inviata alla stampa, «chiede con forza al Governo italiano di utilizzare questi numeri chiave nella contrattazione con Bruxelles, come carta decisiva per evitare di mettere a gara tutte le concessioni attuali, limitando le procedure solo ai tratti di costa liberi. L’esecutivo Meloni deve portare avanti in fretta la sua proposta, promossa in campagna elettorale, mettendo in campo una norma, da concordare con la Commissione europea, che metta la parola “fine” alla questione e impedisca il caos che già si intravede in molti comuni marittimi che si stanno muovendo a macchia di leopardo, creando una situazione ingestibile e profondamente ingiusta per il mondo dell’impresa turistica balneare».

Polemico, invece, il Movimento 5 Stelle, tra i pochi partiti a prendere nettamente posizione a favore delle direttive europee. «I risultati della mappatura effettuata dal governo Meloni e sbandierati da alcune associazioni dei balneari sono una vera farsa inscenata per proteggere gli interessi a discapito dell’interesse dei cittadini, della qualità dell’offerta balneare del nostro Paese e degli operatori che vogliono garanzie serie per investire», è il commento del senatore dei 5 Stelle Marco Croatti. «Il dato messo ampiamente in risalto, ossia che “soltanto” il 33% delle coste marittime sarebbe attualmente in concessione, è un artificio contabile privo di valore e di rilevanza. Una mappatura seria avrebbe dovuto chiarire se esistono tratti di arenile appetibili per fare impresa, avrebbe dovuto specificare quali tratti non sono balneabili, quali zone sono rocciose e montuose. E avrebbe dovuto essere trasparente anche su base locale e regionale. Moltissimi comuni non hanno più disponibilità di tratti di costa che siano potenzialmente interessanti per l’apertura di nuovi stabilimenti».

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