Anche i comunisti contro il Comune per la bandiera di Israele in municipio

«Privilegiato uno Stato in cui imperversano apartheid e violazioni della sua stessa costituzione»

Bandiera Israele Comune Ra

La sinistra radicale si unisce alla protesta della Casa delle Donne e attacca il Comune di Ravenna per la decisione di appendere la bandiera di Israele al municipio di piazza del Popolo.

«Non ci stupisce – si legge in una nota firmata dai tre partite comunisti della sezione di Ravenna, Pc, Pci e Rifondazione, e da Potere al Popolo – l’attacco dei militanti palestinesi che ha lacerato una normalità che si trascina da ormai da molti decenni. Una normalità fatta di quotidiani soprusi, di violenza continua, di uccisioni e torture, di un popolo da 75 anni privato della propria terra e del proprio lavoro, costretto a vivere in immensi campi profughi oppure relegato in quella grande prigione a cielo aperto che è la Striscia di Gaza».

«Non ci stupiscono neppure le reazioni del quadro politico-istituzionale e della stampa di regime italiana completamente allineata a quelle che sono le direttive della Nato e degli Stati Uniti di sostegno assoluto ad Israele», continuano i comunisti sottolineando come, secondo loro, tutti i maggiori giornali si stiano barricando dietro lo slogan  “Israele unica democrazia del Medio Oriente” «fingendo di non vedere – si legge nel comunicato congiunto – come lo Stato sionista si fondi su un rigido apartheid, fingendo di non sapere che quello Stato è nato a seguito di una feroce pulizia etnica, non vedendo la strage di civili perpetrata dagli aerei con la stella di David che bombardano indiscriminatamente le case di Gaza. Il doppio standard è la norma, al punto che i palestinesi “muoiono”, mentre gli israeliani “vengono uccisi”, come affermano i nostri giornali».

«Sosteniamo e sosterremo sempre la Palestina e la lotta di liberazione  del popolo palestinese contro il giogo sionista di Israele, a prescindere dal giudizio politico sul movimento Hamas» – termina la nota, chiedendo «un immediato cessate il fuoco, il rilascio di tutti i prigionieri, compresi quelli che languono da anni nelle carceri israeliane.Chiediamo che si aprano immediatamente colloqui di pace tra tutti gli attori della regione,  secondo la formula “ due stati per due popoli”. Chiediamo vengano applicate tutte le risoluzioni dell’Onu sulla questione. Non ci può essere pace senza giustizia».

A rilanciare l’appello della Casa delle Donne rivolto al sindaco al fine di rimuovere la bandiera di Israele è anche l’associazione Ravenna in Comune, espressione della lista di sinistra che era in consiglio comunale durante la scorsa legislatura: «La decisione, non già del consiglio (che non ha potuto esprimersi), ma del sindaco che ha scelto di privilegiare uno Stato che si presenta come una democrazia ma che in realtà è un regime in cui imperversano apartheid e violazioni della sua stessa costituzione, come dimostrano le manifestazioni che, sino allo scoppio del conflitto, affollavano le sue piazze contro il Governo Netanyahu. La decisione del sindaco dimentica che a pagare il prezzo del conflitto non sono i governanti ma sono le popolazioni, ora anche quella israeliana certo, ma prima, da 75 anni, oltre che ora, soprattutto quella palestinese. Dimentica che le vessazioni e le oppressioni subite dal popolo palestinese sono i semi piantati in un terreno che, alla fine, ha portato a maturazione il raccolto di questi giorni».

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