sabato
21 Giugno 2025
L'intervista

A Sant’Agata alluvionato il 95% dei cittadini, il sindaco: «Sembrava un film»

Il primo cittadino Emiliani rimase 24 ore bloccato nel municipio che da un anno è inutilizzato con il trasloco degli uffici nelle scuole. Solo per il patrimonio pubblico servono 9 milioni di euro, ma la ricostruzione non è ancora partita «Più che di risorse avremmo bisogno di personale»

Condividi

IMG 3257

Il sindaco di Sant’Agata sul Santerno apre la porta di quella che era l’aula di informatica delle scuole medie e punta il dito verso una scrivania appoggiata contro un angolo: «Quello è tutto il mio ufficio da un anno». Accanto c’è un piccolo acquario con una decina di pesci rossi: «Erano nella fontana della scuola – dice Enea Emiliani –, sono sopravvissuti al fango come i santagatesi». Attorno, nella stessa stanza, ci sono altre scrivanie: dal giorno dell’alluvione, il 17 maggio 2023, il municipio in piazza è inagibile e tutti gli uffici comunali sono stati trasferiti al piano terra delle scuole in via IV Novembre, stringendo i 260 alunni di elementari e medie al primo piano. L’edificio è più in alto rispetto al livello del paese, dentro arrivarono solo una decina di centimetri di acqua e fango: «In municipio ne avevamo circa un metro e 80, la protezione civile decise che era più rapido ripulire il piano terra della scuola e spostarci qui». Da allora la sala mensa ospita sportelli per il pubblico e le riunioni dei dieci membri del consiglio comunale. Il sindaco e le due assessore si incontrano sotto una cappa aspirante: un piccolo cucinotto è stato svuotato per le riunioni della giunta. La gestione della cosa pubblica è scandita dal suono della campanella ogni ora. E i disagi non mancano. «Ci arrangiamo come possiamo. Dovrebbero sistemare l’ex centro sociale per spostare tutto il Comune in quel palazzo, in attesa che venga ripristinato il vero municipio».

IMG 3255
L’edificio in cui lei era la notte tra il 16 e il 17 maggio di un anno fa…
«Ricordo tutto. Dalla tarda serata del 16 aspettavamo la piena. Alle 20.44 facemmo un posto su Facebook per invitare i cittadini a restare ai piani alti per tutta la notte oppure recarsi alle scuole dove c’erano due dipendenti comunali per l’accoglienza. Io ero in municipio con l’assessora Elisa Sgaravato e altri quattro dipendenti: eravamo collegati in videochiamata con la prefettura. In alcuni punti del fiume dopo mezzanotte c’erano delle tracimazioni e l’acqua stava entrando in paese ma non era preoccupante. Poi alle 3.30 ho sentito la voce di qualcuno accanto al prefetto che diceva che si era rotto l’argine a Sant’Agata. Ho aperto la finestra e le strade erano un torrente di fango. È stato davvero come vedere una scena che fino a quel momento avevo visto solo nei film».

E poi?
«Pochi minuti dopo siamo rimasti senza corrente elettrica e poco dopo si sono ovviamente scaricati portatili e telefonini. A quel punto eravamo bloccati in municipio, isolati da tutto. Dalle finestre sentivo le richieste di aiuto gridate dai cittadini e in quel momento ho cominciato a temere chissà quanti morti. Ne abbiamo avuti due, sempre troppi, ma credevo molti di più».

Quando è uscito dal municipio?
«Ventiquattro ore dopo abbiamo sentito il rumore di un trattore per le strade allagate e sul rimorchio c’erano i pompieri che ci hanno aiutato: l’acqua mi arrivava al petto. Per un paio di giorni ci siamo appoggiati nel municipio di Massa Lombarda e poi siamo arrivati nelle scuole per essere sul posto».

IMG 3262

Gli argini del Santerno avevano mai rotto prima?
«A dicembre del 1959 successe in due punti, all’altezza di Santa Maria in Fabriago e nei pressi del ponte della ferrovia dove ha rotto anche l’anno scorso. Però sessant’anni fa l’acqua andò tutta verso Conselice e Massa, Sant’Agata rimase miracolosamente salva».

In 64 anni è stata fatta la manutenzione necessaria?
«Io ho 42 anni e sono di Sant’Agata, ricordo più di una piena passata senza cedimenti, con la gente a osservare il fiume. Questa volta la quantità di acqua è stata qualcosa senza precedenti, con una frequenza di ritorno calcolata in centinaia di anni».

Quali numeri descrivono l’impatto dell’alluvione sul suo paese?
«Contiamo 2.900 residenti e il 95 percento della popolazione è stato coinvolto. Io ho la fortuna di essere nell’altro 5 percento: personalmente ci ho rimesso solo l’auto con cui ero andato in municipio. Il Comune è il soggetto che deve gestire la ricostruzione dei privati ma a sua volta è un soggetto alluvionato nei suoi immobili: municipio, stadio, palasport, centro sociale, scuole e asilo, farmacia, poste, cimitero e parchi pubblici. In totale, considerando 3,5 milioni di euro di danni per strade e infrastrutture, si stimano 9 milioni di euro di danni al patrimonio pubblico. Per rendere l’idea dell’impatto sulla pubblica amministrazione basta dire che la parte corrente del bilancio comunale è 2,8 milioni».

 

A che punto è la ricostruzione?
«Di fatto è ancora tutto fermo perché tutto deve passare attraverso la struttura commissariale. Il Comune è intervenuto con 150mila euro di risorse proprie per il ripristino del cimitero e per la farmacia che è privata ma in locali pubblici. Il Commissario Figliuolo ha individuato la società Sogesid partecipata dallo Stato a cui affidare gli interventi sul palazzo della Casa del Contadino che ospitava il centro sociale e ospiterà il Comune in via provvisoria, lo stadio, il palazzetto, la biblioteca e l’ufficio postale che cambierà sede. Però è ancora tutto fermo. Per le strade invece si parla che debba essere Anas a occuparsene. Ora sembra definito chi deve fare cosa, mi auguro non si perda più tempo».

Il ponte della ferrovia sul fiume è ancora chiuso al transito?
«Sì. Prima sono stati rifatti gli argini all’altezza ritenuta necessaria dall’Autorità di bacino per la sicurezza idraulica. Ma il ponte è a una quota inferiore e quindi bisognerebbe aprire una sezione negli argini per ripristinare il binario. L’idea di Rete ferroviaria italiana era quella di predisporre paratie temporanee da aggiungere in casi di emergenza ma quando lo abbiamo saputo abbiamo chiesto che si trovi una soluzione più efficace. Va fatto un ponte più in alto e senza piloni nel letto del fiume che, secondo alcuni esperti, potrebbero aver avuto a loro volta un ruolo nel crollo dell’argine avvenuto proprio in quei pressi. Al momento la linea ferroviaria Lavezzola-Faenza è inattiva e i quattro treni che la servivano per gli studenti sono sostituiti da autobus. Però non credo che nel 2024 si possa pensare di sopprimere linee ferroviarie in maniera definitiva. Al contrario, andrebbe vista come una linea da prolungare perché diventi la Faenza-Ferrara».

Avete ricevuto donazioni?
«In totale circa 800mila euro. Mezzo milione da Corriere della Sera e La7 per le scuole e 250mila euro da Barilla».

Di cosa avrebbe bisogno il Comune di Sant’Agata per gestire la ricostruzione?
«Di personale ancora più che di risorse. Perché stanziare milioni se non c’è il personale per coordinare lavori e pratiche è la cosa peggiore da fare. Siamo un Comune con 8 dipendenti, di cui una a part-time. Già non erano in eccesso per la gestione dell’ordinaria amministrazione. Ora c’è tutto il lavoro straordinario, con l’aggravante che il Comune per primo è un soggetto alluvionato che opera in spazi e condizioni provvisori. La cosa più efficace da fare, secondo il mio parere, sarebbe stato inviare qua sul posto una task force della struttura commissariale dedicata solo alla gestione della ricostruzione, lasciando al Comune il disbrigo dell’ordinario. Come fece, in alcune località dell’Emilia, Vasco Errani nel ruolo di commissario per il terremoto nel 2012. Invece ora la normativa poggia tutto sui Comuni».

Lo scorso ottobre il Governo parlò di 250 nuove assunzioni a tempo determinato nei Comuni alluvionati per le pratiche di ricostruzione. Sono state fatte?
«Ne erano previste 216 per l’Emilia-Romagna ma nulla è stato fatto perché nel decreto è scritto di attingere dalle graduatorie in essere senza rendersi conto che erano già tutte spolpate. I Comuni, noi compresi, abbiamo fatto nuovi concorsi e le nuove liste sono pronte ma fino a quando non viene corretto il decreto non si può procedere. Basta un emendamento alla legge eppure lo attendiamo da ottobre. Mi sembra incredibile. E la gente in graduatoria intanto sta cercando altri impieghi».

Con le elezioni di giugno si chiuderà il suo secondo mandato. Non si è candidato per il terzo. Cosa farà?
«Prima dell’alluvione avevo già deciso e comunicato alla mia squadra che non mi sarei più candidato. Due mandati penso che debbano bastare per chiunque in qualunque comune. Penso sia uno sbaglio la legge che toglie il limite ai mandati consecutivi nei paesi sotto ai cinquemila abitanti. Mi sembra un modo sbagliato per affrontare la difficoltà di trovare candidati: i partiti devono tornare a essere scuole per politici. Io tornerò al mio lavoro alla Confartigianato di Lugo».

Quali sono i ricordi più positivi dei dieci anni da primo cittadino?
«Tra le cose fatte metto la rotatoria all’incrocio con via Bastia che ha dato sicurezza in un punto dove transitano 20mila veicoli ogni giorno. E la nascita del grande parco Vatrenus che prima era un campo di erba medica, ora purtroppo è da ricostruire. Però voglio citare anche il fatto di essermi trovato unico candidato nel 2019: mi piace leggerlo come la testimonianza di aver fatto un lavoro di coesione della comunità nei cinque anni precedenti».

La coesione è rimasta dopo l’alluvione?
«Con la squadra di lavoro l’unione non è mai mancata. Con la popolazione qualcosa è cambiato. Ma se il 95 percento dei tuoi cittadini è stato alluvionato, difficilmente puoi attraversare la piazza del paese e non incontrare qualcuno che se la prende con il sindaco. Ci sta. Mi dispiace solo che siano state dette cose inesatte, come che ero scappato quando non davo notizie di me perché ero bloccato e isolato in municipio. C’erano ragioni per querelare molte persone, ma non l’ho fatto perché in certi momenti bisogna anche incassare».

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Un appartamento storico dallo stile barocco e la rinascita di Villa Medagliedoro

Alla scoperta di due progetti di Cavejastudio tra Forlì e Cesena

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi