Il mantra per cui ogni elezione è una storia a sé, e le elezioni amministrative più di ogni altra, è uno degli assiomi della politica. E tuttavia è impossibile non vedere segnali in questa tornata che possono riguardare il prossimo appuntamento elettorale.
Come ormai noto da tempo, la candidatura del sindaco di Ravenna a presidente della Regione comporterà la fine del suo mandato a Palazzo Merlato in anticipo di due anni e la città andrà al voto nel 2025, probabilmente insieme a Faenza, dove invece il sindaco Massimo Isola è in naturale scadenza del suo primo mandato e a gennaio si saprà la data in cui andranno al voto i comuni che votarono nell’autunno 2020 per il Covid.
In ogni caso, tra chi può gioire di più del risultato delle Regionali c’è proprio lui, Isola. Faenza è stata uno dei territori più colpiti dall’alluvione del maggio ‘23 e anche del settembre ‘24, il rischio di un voto “di protesta” delle popolazioni colpite, un po’ come a Traversara, era dunque più alto che altrove. E invece Faenza ha registrato un’affluenza più alta della media regionale (uno dei pochi comuni in cui si è superato il 50 percento) e un consenso al Pd addirittura superiore a quello del resto della provincia. Evidentemente la narrazione del centrodestra che ha tentato di scaricare le responsabilità del disastro sulla mala gestione del territorio non ha fatto breccia, mentre sono stati apprezzati il coraggio e l’intraprendenza di Isola, che pochi mesi fa ha scritto al presidente della Repubblica. Nella missiva Isola dichiarava che il Comune manfredo era pronto a “fare da solo” di fronte all’inerzia della burocrazia che allungava i tempi per i lavori di messa in sicurezza e prendeva l’impegno a risarcire chi era stato più volte alluvionato attingendo dalle casse comunali, visto che i ristori al 100 percento annunciati da Meloni nel ‘23 non si erano visti. E sicuramente i mancati risarcimenti e uno Stato percepito distante devono aver fatto il resto.
Faenza conferma così un proprio rappresentante in assemblea regionale del Pd (mentre perde quello di centrodestra) e si prepara alle amministrative con i dem più forti che mai.
Fratelli d’Italia potrebbe aver trovato il suo candidato sindaco nella città manfreda: Stefano Bertozzi ha fatto il pieno di preferenze alle Regionali, ma è rimasto escluso. La grande questione potrebbe riguardare la Lega dove non da oggi esistono attriti importanti, basti dire che il consigliere regionale uscente Andrea Liverani non ha fatto campagna elettorale. Ma se il centrodestra vorrà vincere dovrà lavorare sodo, in modo compatto e, si direbbe, non sperare troppo in un aiuto dall’alto o da Roma.
Ed è poi la stessa “ricetta” che vale probabilmente anche nel capoluogo, dove Alessandro Barattoni può essere quanto mai soddisfatto. In quanto segretario provinciale del partito, certo, che a parte Brisighella non ha mai perso un Comune nemmeno nei tempi più grami per il Pd, ma soprattutto in quanto candidato sindaco di una coalizione che politicamente sarà di fatto una riproduzione di quella che ha vinto le Regionali e che già governa la città. Dentro tutti fino ad Avs che qui ha numeri non particolarmente lusinghieri, per non parlare dei Cinque Stelle, qualche civico, i riformisti che qui, grazie all’apporto dei Repubblicani, raggiungono la soglia di sbarramento e soprattutto un Pd fortissimo. C’è da scommettere poi sulla ormai tradizionale lista civica del candidato e qualche lista di “giovani”. Si potrebbe già quasi immaginare la composizione politica della prossima giunta.
E l’opposizione? Già sta discutendo se sia meglio un candidato civico o politico, e c’è da chiedersi se davvero riuscirà a marciare compatta, a scegliere un nome di alto profilo, a proporre soprattutto un’idea di Ravenna alternativa a quella attuale senza limitarsi a battaglie importanti sì, ma non di ampio respiro, come possono essere quelle sui pini o le buche nella strade o gli uffici comunali colabrodo.
Dalla loro potrebbero giocare i troppi ritardi sui lavori pubblici o il costo della vita assurdamente alto, temi tuttavia da maneggiare con cura. C’è poi naturalmente il tema dell’ambiente, dalla cementificazione al rigassificatore, ma i Verdi e i 5 Stelle stanno con il Pd e l’anima ambientalista della città, ammesso che esista, è da tempo sopita. Ragione per cui il Pd, a differenza di dieci anni fa, non ha nemmeno troppo da temere da una lista indipendente alla sua sinistra come Ravenna in Comune, che pure ha annunciato l’intenzione di presentarsi alla corsa. La verità è che, a oggi, è perfino difficile immaginare un ballottaggio. Ma siamo a novembre, mancano molti mesi e, in ogni caso, comunque la si pensi, è auspicabile che invece si apra una campagna elettorale intensa, piena di contenuti e di sfide e di confronti (leali) dal risultato non scontato come appare oggi.