martedì
24 Giugno 2025
Referendum

Quasi 300mila ravennati al voto: 4 schede per il lavoro e una per la cittadinanza

Seggi aperti l’8 e 9 giugno insieme all’eventuale ballottaggio delle Amministrative. Undici volte alle urne negli ultimi 25 anni per consultazioni abrogative o costituzionali: quorum raggiunto tre volte a livello nazionale (5 in provincia)

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Voto

I cittadini italiani, tra cui circa 293mila residenti in provincia di Ravenna, saranno chiamati alle urne l’8 e il 9 giugno per rispondere a cinque referendum (cinque schede di colore diverso) che hanno come oggetto le modifiche alla legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana per residenti stranieri e l’abrogazione di alcune norme in tema di lavoro, tre delle quali originariamente introdotte dal Jobs Act nel 2016 (governo Renzi).

I seggi saranno aperti la domenica dalle 7 alle 23 e il lunedì dalle 7 alle 15, stesse finestre orarie degli eventuali turni di ballottaggio per le elezioni amministrative (in programma in provincia nel solo comune di Ravenna). È necessario presentarsi con un documento d’identità valido e la tessera elettorale.

Il quesito sulla cittadinanza è stato promosso inizialmente dai partiti Più Europa, Possibile, Partito Socialista Italiano, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista e da numerose associazioni della società civile, con una raccolta delle firme, avvenuta anche digitalmente, che ha avuto più di 637mila sottoscrizioni.

I quattro quesiti sul lavoro, invece, sono stati promossi dal sindacato Cgil con una raccolta firme arrivata a quattro milioni di adesioni (anche con firma digitale). Le firme su carta raccolte in provincia sono state circa 45.600 (il dato riguardante quelle online non è disponibile su base provinciale). Per la sottoscrizione online era necessario Spid, Carta d’identità elettronica o Carta nazionale dei servizi. La Costituzione stabilisce che serva almeno mezzo milione di firme per un referendum di iniziativa popolare (oppure la richiesta di cinque Regioni).

Tutti e cinque i quesiti sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale a gennaio 2025, respinta invece la richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. La convocazione di un referendum può essere revocata se prima del voto le richieste referendarie sono recepite nell’ordinamento attraverso appositi interventi legislativi. Per esempio, la stessa Cgil già promosse un referendum contro il Jobs Act (in particolare per l’abolizione del buono lavoro e sull’escussione preventiva negli appalti): già fissato per il 28 maggio 2017, venne annullato a seguito dell’abolizione delle norme contestate tramite decreto legge del Governo.

È la diciannovesima volta nella storia della Repubblica che si svolge una consultazione referendaria di tipo abrogativo (la prima nel 1974 per il divorzio, l’ultima nel 2022 sulla magistratura) previsto dall’articolo 75 della Costituzione per la cancellazione, totale o parziale, di una legge. Chi vuole modificare le cose deve votare sì. Gli effetti del voto sono validi a patto che la consultazione raggiunga il quorum, cioè che vada alle urne almeno la metà più uno degli aventi diritto. Finora nella storia della Repubblica sono stati 72 i quesiti abrogativi sottoposti al voto della popolazione: 33 non hanno raggiunto il quorum (nelle ultime dieci tornate referendarie è successo 8 volte).

Negli ultimi 25 anni ci sono stati undici referendum (7 abrogativi con 26 quesiti totali e 4 costituzionali): il quorum è stato raggiunto solo 3 volte a livello nazionale (in altre due circostanze in provincia si è superato il 50 percento).

Le schede del referendum:

SCHEDA VERDE
Riassunzione in caso di licenziamento illegittimo

Il quesito chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Nelle imprese con più di 15 dipendenti, le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possono rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Sono oltre 3,5 milioni a oggi, e aumenteranno nei prossimi anni, i lavoratori coinvolti da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto.

SCHEDA GRIGIA
Contratti a termine meno facili

Il referendum punta all’eliminazione di alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine, ripristinando l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato. In Italia circa 2,3 milioni di persone sono occupate a tempo determinato.

SCHEDA ARANCIONE
In caso di licenziamento illegittimo sia il giudice a stabilire il risarcimento

Il quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi un lavoratore può ottenere al massimo sei mensilità di risarcimento, anche qualora un giudice reputi infondata l’interruzione del rapporto. Questa è una condizione che riguarda 3,7 milioni di persone in Italia. L’obiettivo è cancellare il limite massimo di sei mensilità affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento.

SCHEDA ROSSA
Più responsabilità per il committente

Le norme attuali, nel settore privato, impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. La proposta è di abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente.

SCHEDA GIALLA
Dimezzare gli anni per la cittadinanza 

Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Resterebbero invariati gli altri requisiti per la cittadinanza: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Questa modifica coinvolge circa 2,5 milioni di cittadini di origine straniera nel nostro Paese.

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