
Alessandro Barattoni, 42 anni, segretario provinciale del Partito democratico, è il nuovo sindaco di Ravenna grazie al 58,15 percento delle preferenze (trainato dal 40 percento dello stesso Pd). I risultati sono diventati definitivi nella notte tra lunedì e martedì.
Barattoni era come noto il candidato della coalizione di centrosinistra (composta anche da M5S, Avs, Pri, Ama Ravenna e Progetto Ravenna, in rigoroso ordine di arrivo, con i primi tre staccati davvero da pochi voti) che governa la città da sempre. Succederà a Michele de Pascale, che nel 2021 vinse con il 59,5 percento delle preferenze, a fronte di 39.030 voti, alcune migliaia in più rispetto a Barattoni, coinvolto però nelle elezioni comunali con la peggiore affluenza di sempre (49,5 percento degli aventi diritto).
Staccatissimo Nicola Grandi (principale candidato del centrodestra, sostenuto da Fdi, Forza Italia e Viva Ravenna) con il 25 percento (trainato da Fratelli d’Italia, secondo partito con il 16,8 percento).
Più staccati (ma che torneranno entrambi nei banchi del consiglio comunale) Alvaro Ancisi (sostenuto dalla lista Lega-Lista per Ravenna-Pdf e da quella civica Ambiente & Animali) con il 6,5 e Veronica Verlicchi (La Pigna) con il 4,4 percento.
Resterà invece fuori da Palazzo Merlato Marisa Iannucci della sinistra più radicale (che supera di pochissimo la soglia di sbarramento del 3 percento come candidata a sindaca, ma non con la decisiva somma dei voti delle quattro liste della sua coalizione: Rifondazione, Pap, Ravenna in Comune e Pci, sempre in ordine di “arrivo”).
Fuori dal consiglio anche i più staccati Maurizio Miserocchi di Ravenna al centro (1,46 percento) e Giovanni Morgese della Democrazia Cristiana, ultimo con l’1,45 percento.
Dando una prima occhiata alle preferenze, da sottolineare la performance nel Pd di quello che era il cosiddetto sindaco facente funzioni, Fabio Sbaraglia, scelto da circa 1.200 persone, al primo posto tra i candidati consiglieri.