domenica
15 Giugno 2025
l'evento

Scurati all’Almagià: «Oggi nel mondo una situazione simile a quella che portò a Mussolini»

Lo scrittore reso celebre da "M. Il figlio del secolo" ha parlato di democrazia "fragile". «La mia generazione avrebbe potuto fare di più per coltivarla...»

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«La situazione generale che portò il mondo al fascismo e al nazismo oggi si sta ripetendo. Quella storia sta tornando». Così lo scrittore Antonio Scurati, intervistato da Giovanna Pancheri di Sky Tg24, all’incontro del 13 giugno sulla “democrazia fragile”, organizzato all’Almagià di Ravenna da Legacoop Romagna e Anpi, in collaborazione con Conad.

Il pomeriggio è stato aperto da Romina Maresi, vicepresidente Legacoop Romagna, seguita dai brevi interventi del sindaco Alessandro Barattoni, del presidente di Anpi Ravenna Renzo Savini e del presidente di Conad Mauro Lusetti. L’evento si è concluso con il saluto di Paolo Lucchi, presidente di Legacoop Romagna.

Scurati parte dalla terra che lo ospita, dalle unioni di contadini e dalle leghe bracciantili che costellavano le piane limitrofe al corso del Po. Racconta di come divennero il principale obiettivo delle iniziali violenze fasciste, di come le camicie nere guadagnarono soldi e ammirazione dai ricchi e dai proprietari terrieri che temevano ambienti come le cooperative e le case del popolo. Parla di Nullo Baldini e della colonna di fuoco (la colonna di autocarri che distrusse e incendiò numerose “case rosse” nelle province di Forlì e Ravenna), di Italo Balbo e della violenza. Così si distrugge la democrazia – sottolinea Scurati – a suon di legnate e fucilate, uccidendo chi si unisce e chi si oppone, «facendo fuori quelle importanti e feconde realtà come le case del popolo e le cooperative».

Rispondendo a una domanda su Piazzale Loreto, Scurati spiega come sia necessario elevarsi a uno sguardo equanime. Le salme esposte e martoriate rimangono uno scempio «ma non dimentichiamoci cosa fu il fascismo, capiamo le circostanze». Scurati racconta dunque come si è arrivati ai corpi appesi di Benito Mussolini e Clara Petracci partendo dalla storia di 15 militanti antifascisti, «uccisi a mitragliate, e non a fucilate, il fucile riserva un’ultima pietà alla vittima. Furono le SS di Milano a scegliere un gruppo di fascisti italiani per compiere l’atto, dopo che in un mancato colpo dei Gruppi di Azione Patriottica un sottufficiale tedesco era rimasto ferito. 15 a 1 era la legge del taglione applicata dai nazisti, e quell’1 non era neanche morto, solo ferito. Furono prelevati da un carcere, ingannati e colpiti con sventagliate di mitragliatrice in Piazzale Loreto. I corpi furono lasciati dilaniati al suolo senza che nessuno potesse posare un fiore, il Piazzale costantemente pattugliato». Continua Scurati, passando a Mussolini, che «viene a conoscenza del fatto ma non mostra nessuna compassione». Dalle lettere con Clara Petracci «si capisce anzi che prova pietà solo per se stesso, non ha alcuna stima, rispetto, dignità per il popolo italiano, mentre centinaia di migliaia di ragazzi italiani muoiono nelle steppe Sarmatiche, in Nord Africa, sulle rive del Danubio per colpa sua».

Discutendo più strettamente di democrazia, Scurati cita la Resistenza. Un gran numero di coloro i quali resistettero al fascismo per tutta la sua durata ventennale sperava nella rivoluzione comunista, nell’affermazione di un’unica forza rossa, «ma in realtà, nel quotidiano, soprattutto durante la guerra, quei partigiani e quelle staffette si trovarono a cooperare con anarchici, democratici, cattolici, repubblicani e da lì si posero le basi per la democrazia di oggi».

Si continua parlando di fascismo, di quello che fu e di ciò che è divenuto oggi. In una parola: «Violenza». La violenza è il fondamento del concetto di fascismo, non esiste fascismo senza violenza. Ci sono però caratteristiche che ritornano. «Il mondo oggi è pericolosamente simile all’Italia che generò la dittatura di Mussolini: grande sconforto democratico, un futuro incerto, una rivoluzione che non arriva mai, delle ricchezze e un benessere promessi dal sistema che in realtà non si sono mai visti. Il fascismo non fa promesse reali, semplifica la realtà e fa diventare un problema uno straniero, un invasore, un diverso, un debole diventa la causa della rovina della nazione. Racconta grandezza attraverso la forza, basta la violenza per sgomberare il campo. Quella storia, di semplificazione, menzogna e seduzione, sta tornando». Parla delle ormai chiare tendenze autoritarie di Trump e sottolinea come la linea sia tracciata, che è arrivato il momento di decidere da che lato si vuol stare.

A una delle domande conclusive su come “fare” la democrazia, Scurati inizia da Lenin, e il celebre opuscolo del 1902, “Что делать?” (“Che fare?”): «La democrazia la si pratica, la si coltiva tutti i giorni, “come una vite” – dice – la si annaffia, si spargono i pesticidi, la si lega ai sostegni e alla fine si gode del nettare che le sue bacche producono». Scurati spiega come la sua generazione, figlia di un’epoca ricchissima, di spensieratezza, di sicurezza nell’avvenire e nella democrazia avrebbe potuto contribuire molto più di quanto ha fatto. «Oggi ogni gesto conta, dallo scendere in piazza all’educare i propri figli, nipoti, studenti», per “coltivare” quella che lo scrittore crede essere la migliore delle forme politiche mai ideate dalla specie umana.

L’incontro finisce con Pancheri che chiede di cosa parlerà il suo prossimo libro, dopo più di 10 anni di lavoro per la saga di M. ll figlio del secolo: «Dopo 10/12 anni di racconto di fascismo dal di dentro, di immersione totale, vi piacerebbe questa volta riemergere e ascoltare il racconto, da un altro punto di vista, di una storia di antifascismo?».

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