L’amministrazione comunale di Sant’Agata sul Santerno, tra i comuni più colpiti dall’alluvione del 2023, ha comunicato di aver utilizzato i fondi raccolti dalle donazioni per sistemare opere pubbliche. Quasi 1,4 milioni di euro in tutto. Ne restano 124mila circa, che saranno utilizzati nel corso del biennio 2025-2026 per ulteriori interventi legati al patrimonio pubblico.
I dati sono stati resi pubblici in questi giorni, in risposta all’interrogazione del gruppo consiliare La Torre Civica, che contesta le scelte: «Crediamo che quei fondi appartengano ai cittadini. Le opere pubbliche spettano allo Stato e alla struttura commissariale. Sappiamo però che la normativa e i vincoli sulle donazioni rendono estremamente difficile destinare direttamente le risorse alle persone colpite. È una realtà complessa, ma che non può far dimenticare chi ha più bisogno».
I fondi, in particolare, sono stati investiti per la ricostruzione del patrimonio comunale, dal ripristino delle scuole alle aree verdi, ma anche per beni mobili come il recupero dei registri di stato civile e l’acquisto di attrezzature per la Protezione civile. Si legge in una nota dell’Amministrazione di Sant’Agata.
«Come giustamente ha sottolineato la lista di minoranza La Torre Civica, la normativa e i vincoli sulle donazioni rendono estremamente difficile destinare direttamente le risorse alle persone colpite – ha spiegato il sindaco Riccardo Sabadini -. Inoltre dobbiamo ricordare che l’aiuto ai privati è stato affidato non alle donazioni ricevute dal Comune, bensì a quelle ricevute dall’Unione della Bassa Romagna. I servizi sociali, gestiti appunto dall’Unione, hanno potuto beneficiare di 500mila euro con i quali aiutare direttamente le famiglie che ne hanno fatto richiesta, senza vincoli di reddito, come stabilito dalla giunta che ci ha preceduto e che era in carica durante l’emergenza».
«Ci tengo inoltre a fare due ulteriori precisazioni in merito all’utilizzo delle donazioni – prosegue il primo cittadino -. La prima è che il ripristino del patrimonio pubblico è a tutti gli effetti un aiuto ai cittadini, che hanno il diritto di accedere a servizi efficienti e funzionali, nonché di poter vivere in luoghi decorosi come lo erano prima dell’alluvione. Infine, va ricordato che l’ammontare dei fondi non ancora utilizzati corrisponde a una cifra che non avrebbe alcuna ricaduta sostanziale una volta ripartita tra la cittadinanza. Al contrario, il ripristino di un servizio o di un luogo va a beneficio di tutta la collettività e ha una ricaduta concreta sulla qualità della vita di ogni individuo. Ogni singolo centesimo è stato speso nella massima trasparenza e nel massimo interesse di tutta la cittadinanza».