Anche la deputata ravennate Ouidad Bakkali è tra i 44 parlamentari del Pd che hanno firmato l’appello (promosso dal responsabile nazionale sport del Partito Democratico, Mauro Berruto) per chiedere la sospensione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali.
«Non si tratta di un gesto di vendetta – si legge nel testo – ma di un atto di responsabilità. Non per punire un popolo, ma per affermare che lo sport non può restare neutrale davanti a una politica di annientamento». L’appello sottolinea come, da quasi due anni, la Striscia di Gaza sia teatro di uno sterminio che ha già cancellato decine di migliaia di vite civili, tra cui almeno 636 atleti e atlete palestinesi. Il Comitato Olimpico Palestinese denuncia inoltre che oltre il 90% delle infrastrutture sportive a Gaza è stato distrutto, rendendo impossibile ogni attività per almeno un decennio. L’appello ricorda i precedenti storici in cui la comunità sportiva internazionale ha scelto la sospensione di federazioni e comitati nazionali: dalla Germania e Giappone del dopoguerra alla Jugoslavia, dall’Iraq all’Afghanistan, dal Sudafrica dell’apartheid (escluso per 24 anni dai Giochi) fino alla Russia, oggi sospesa per l’aggressione all’Ucraina.
Non è tardata ad arrivare la replica di Jacopo Morrone, parlamentare e segretario della Lega Romagna, che parla di «ingiustificata crociata razzista dettata da un evidente pregiudizio contro lo Stato di Israele e i suoi abitanti». Secondo Morrone la richiesta di cacciare pregiudizialmente gli atleti ebrei dalle gare sportive sarebbe un atto di demonizzazione dell’intero popolo ebraico, assimilabile «alle politiche antisemite del nazifascismo. È quindi inaccettabile l’humus di odio e intolleranza in cui è stato elaborato un appello che è esattamente agli antipodi dell’uguaglianza, della pace e della dignità. La realtà è che Hamas e il terrorismo islamico sembrano puntare a uno stato di guerra permanente, incuranti di distruzione e sofferenze, anzi cercandole e strumentalizzandole».