Sono numerose le reazioni alla notizia del giorno, ossia ai due container contenenti esplosivi diretti in Israele bloccati al porto di Ravenna. I due camion portacontainer hanno lasciato il porto di Ravenna nella giornata di oggi, 18 settembre. Si tratta di munizioni cecosolvacche e ungheresi per l’esercito israeliano: il carico speciale esplosivo era entrato in Italia via terra dall’Austria per poi transitare fino a Ravenna.
«Esprimo il mio pieno sostegno e la mia gratitudine al presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, alla presidente della Provincia di Ravenna Valentina Palli e al sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni per la presa di posizione, chiara e coraggiosa, contro il transito di armamenti destinati a Israele attraverso il porto di Ravenna», ha dichiarato la parlamentare ravennate del Pd, Ouidad Bakkali.
«Il nostro porto – continua Bakkali – non può e non deve diventare complice della fornitura di armi verso scenari di guerra e di violazioni sistematiche del diritto internazionale. Consentire che materiale bellico transiti da Ravenna significherebbe tradire la storia e i valori di una città che ha fatto della Resistenza, della pace e dell’accoglienza la propria identità. Significa anche compiere una violazione della legge 185 e del principio costituzionale sancito dall’articolo 11 che impone il ripudio della guerra. Significa inoltre che i ministeri competenti e le dogane continuano a operare come se nulla fosse, ignorando un quadro normativo che parla in maniera esplicita anche di transito. Quelle armi verso Israele non possono passare».
«In un momento in cui il governo nazionale non assume alcuna posizione – conclude Bakkali -, vedere rappresentata la dignità e l’umanità dalle istituzioni locali e regionali che incarnano la Repubblica, così come dai lavoratori portuali che hanno segnalato l’arrivo del carico, mi inorgoglisce come ravennate e come parlamentare italiana».
«Esprimiamo pieno sostegno al sindaco Alessandro Barattoni, alla presidente della Provincia Valentina Palli e al presidente della Regione Michele de Pascale per l’immediata attivazione che ha portato al blocco dei carichi – dichiarano il segretario regionale Pd Luigi Tosiani, la segretaria provinciale Eleonora Proni e il segretario comunale Lorenzo Margotti –. Un ringraziamento particolare va ai lavoratori portuali e alla loro prontezza nel segnalare con responsabilità quanto stava accadendo. Ravenna ha dato oggi un segnale forte, scegliendo di non essere complice di un traffico di armi che sta causando una catastrofe umanitaria in Palestina».
«Come sindacato – commentano Cgil e Filt – proseguiremo a vigilare e a effettuare segnalazioni affinché nessun carico di armi transiti per Ravenna. Ringraziamo i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali per avere intrapreso un’azione decisiva per il blocco delle armi. Un altrettanto sentito ringraziamento va ai lavoratori del porto grazie ai quali è stato possibile individuare e denunciare il transito del carico. La Cgil prosegue nell’impegno contro la guerra. Ha proclamato uno sciopero per domani e sempre domani scenderà in strada a Ravenna per una manifestazione e un corteo per denunciare quanto sta avvenendo a Gaza. Il corteo, con ritrovo alle 16, partirà dal piazzale del Pala de André e raggiungerà la Darsena di città».
«Martedì abbiamo depositato un Ordine del Giorno in Consiglio comunale per chiedere che il nostro scalo non diventi più luogo di transito per materiali bellici – è invece il commento congiunto dei consiglieri comunali Nicola Staloni (Avs) e Igor Gallonetto (M5s) -. L’episodio di oggi conferma l’urgenza di fissare regole chiare e vincolanti per il futuro. Il porto di Ravenna deve essere un luogo di lavoro sicuro, rispettoso dei diritti dei lavoratori e delle comunità, non un corridoio per alimentare conflitti e guerre».
«Ora il Governo faccia la sua parte – aggiunge il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Lorenzo Casadei -. Basta fare finta di non sapere. Chiediamo la sospensione immediata di transiti e licenze verso il teatro di guerra, applicando con rigore la Legge 185/1990 e i criteri della Posizione Comune UE 2008/944/PESC sul rischio di uso degli armamenti per violazioni gravi del diritto umanitario. Le nostre banchine non possono diventare la retrovia logistica di operazioni militari che colpiscono civili, strutture sanitarie e infrastrutture essenziali, operazioni criminali che la Commissione d’inchiesta indipendente dell’Onu il 16 settembre ha formalmente qualificato come genocidio. La Regione farà tutto ciò che è di sua competenza, è urgente la convocazione di un tavolo con le autorità, le agenzie, le organizzazioni sindacali e tutte le istituzioni coinvolte per definire protocolli stringenti di trasparenza e controllo, con monitoraggio permanente sui materiali d’armamento e sui beni dual‑use e con la pubblicazione periodica dei dati aggregati sui transiti sensibili. Non lasceremo che si usino porti, interporti e piattaforme logistiche dell’Emilia‑Romagna per alimentare guerre e conflitti nel mondo: lo contrasteremo in ogni modo e con ogni forza, con atti formali, controlli serrati e la massima trasparenza, fino a fermare ogni transito sospetto.
Da Ravenna e dall’Emilia-Romagna parte un messaggio chiaro al Paese: quando istituzioni e lavoratori fanno squadra, il territorio si difende e difende il principio costituzionale di ripudio della guerra. Il Governo si assuma la responsabilità politica di fermare transiti e licenze; noi continueremo a lavorare perché l’Emilia‑Romagna non sia mai complice di alcuna guerra».
«Al ministro Tajani che continua a dire che il governo italiano non c’entra niente con il genocidio di Gaza – conclude infine il senatore romagnolo del Movimento 5 Stelle, Marco Croatti -, chiediamo perché allora il governo continua a violare le leggi italiane e il diritto internazionale scegliendo di non bloccare l’esportazione e il transito di armi e munizioni destinate all’esercito israeliano. Oggi dal porto di Ravenna salperà per Israele una nave cargo della compagnia israeliana Zim, la Contship Era, che avrebbe dovuto caricare due container di munizioni cecosolvacche e ungheresi per l’esercito israeliano: l’operazione è stata bloccata solo grazie all’intervento dell’amministrazione comunale a cui partecipa il M5S. Il carico speciale esplosivo era entrato in Italia via terra dall’Austria per poi transitare fino a Ravenna, non certo di nascosto dalle autorità competenti. Ricordiamo al ministro degli Esteri, responsabile per il controllo sull’export di armamenti, che la legge 185 del 1990 vieta il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato e responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’Ue o del Consiglio d’Europa. Ricordiamo al ministro degli Esteri che una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha appena accusato Israele di genocidio e che il Consiglio d’Europa e che già nell’aprile dello scorso anno il Consiglio Diritti Umani dell’Onu aveva approvato una risoluzione che chiedeva a tutti gli Stati di sospendere il trasferimento di armi e munizioni verso Israele; la stessa richiesta fatta un mese fa anche dal Consiglio d’Europa. Il governo la smetta di consentire il transito in Italia di armi e munizioni per Israele con un embargo totale come quello imposto dal governo spagnolo, altrimenti la smetta di mentire sulla sua non complicità con il genocidio di Gaza».