Secondo i sindacati, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, sarebbe il rinvio di due incontri sindacali consecutivi, comunicati dall’azienda con un preavviso di sole 24 ore: «In un settore sanitario già profondamente in crisi, sarebbe auspicabile – e nell’interesse degli stessi datori di lavoro – aprire un confronto serio, schietto e costruttivo con le Organizzazioni Sindacali, finalizzato alla sottoscrizione di accordi in grado di garantire risposte adeguate ai lavoratori e, allo stesso tempo, rendere più attrattive e funzionali le strutture del territorio. Al contrario, si riscontra un atteggiamento elusivo da parte della Direzione, che non fa che aggravare la situazione, alimentando un clima di frustrazione e conflittualità interna».
«Si registra infatti un forte malessere tra i professionisti, generato anche da scelte aziendali non condivise – aggiungono i sindacati -. Come è il caso degli incentivi distribuiti in modo arbitrario in favore solo di alcuni dipendenti, senza criteri oggettivi e con importi differenziati anche tra professionisti dello stesso reparto o con pari mansioni. Una gestione che ha inevitabilmente generato malumori, demotivazione e divisioni tra colleghi, abbandoni da parte di numerosi lavoratori che hanno preferito cercare condizioni più dignitose altrove. Oggi, S. Pier Damiano e Maria Cecilia Hospital si trovano in evidente difficoltà, costretti a reclutare personale sanitario da altri Paesi, spesso con forti barriere linguistiche, senza fornire strumenti adeguati né tempi sufficienti per un corretto inserimento professionale. Tutto ciò mette a rischio anche la qualità e la sicurezza delle prestazioni erogate».
FPCGIL, CISLFP e UILFPL chiedono alla Direzione Generale del Gruppo una risposta chiara e definitiva: «Intende finalmente affrontare le problematiche segnalate dalle lavoratrici e dai lavoratori, o continuerà a ignorarle?»