martedì
18 Novembre 2025
l'intervista

«Dobbiamo produrre pensiero politico e formare una nuova classe dirigente»

Nicola Dalmonte sarà il nuovo segretario provinciale del Pd. «Sono cresciuto nel partito»

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Classe 1994, vicesindaco di Solarolo dal 2019 e responsabile dell’organizzazione del Partito Democratico, Nicola Dalmonte è il candidato unitario al congresso del partito che eleggerà il nuovo segretario provinciale ai primi di dicembre. Il solarolese subentrerà a Eleonora Proni che ha ricoperto l’incarico negli ultimi mesi, dopo l’elezione di Alessandro Barattoni, segretario dal partito dal 2017, a sindaco di Ravenna nello scorso maggio.

Nicola Dalmonte
Nicola Dalmonte

Dalmonte, ci racconta che lavoro fa e soprattutto come si è avvicinato al Pd?
«Io sono un dipendente della federazione del Pd a Ravenna, ho cominciato a lavorarci dopo la laurea in Storia, nel 2020. Ma si può dire che io nel partito ci sia cresciuto fin da piccolo perché i miei genitori e i miei nonni e anche i miei bisnonni sono sempre stati volontari delle feste dell’Unità a Solarolo e Faenza. Da quando ho avuto l’età per farlo ho iniziato a votare per le primarie e la prima tessera l’ho presa nel 2014».

Lei di fatto eredita il partito che è stato guidato da Barattoni per tanti anni, qual è l’aspetto che intende preservare maggiormente di quell’esperienza?
«Penso che la qualità più importante di Alessandro e anche di Eleonora (Proni, ndr) sia stata quella di aver sempre fatto trovare la porta aperta per un confronto e la capacità di ricucire eventuali frizioni. Entrambi sono stati punti di riferimento nei momenti drammatici, come il Covid e l’alluvione; hanno gestito qualsiasi situazione con calma, intelligenza e pazienza. Penso per esempio alla tornata amministrativa del 2024 nei territori alluvionati, dove c’era un rischio di spaccatura e dove invece Barattoni è stato in grado di cucire e tenere la barra dritta».

Cosa c’è invece da cambiare?
«Il cambiamento è sempre necessario, anche quando le cose funzionano. Io, come dicevo, sono entrato nel Pd durante il Covid e ci ho vissuto in anni di emergenze continue che hanno portato, per forza di cose, a rallentare alcuni passaggi di condivisione, di studio e analisi che credo si debbano ritrovare. In particolare vorrei riprendere l’esperienza della scuola di formazione politica perché abbiamo bisogno di produrre pensiero politico e formare le nuovi classi dirigenti».

E per quanto riguarda il continuo calo di iscritti? Esistono soluzioni possibili secondo lei?
«Gli iscritti (oggi circa 3mila in provincia, ndr) sono in calo dagli anni Ottanta, difficile pensare di avere una soluzione immediata o che esistano ricette magiche. Credo che l’unico modo per essere credibili sia avere delle idee chiare e provare a metterle a terra, dal livello nazionale a quello locale. Poi penso che sia utile potenziare le feste dell’unità in tutte le loro forme, per fortuna tanti volontari non sono iscritti al Pd, ma si riconoscono comunque nei valori del partito. Immagino circoli che siano punti di riferimento sul loro territorio, che sia un paese o un quartiere di Ravenna, in grado di dialogare con le associazioni e le realtà circostanti».

Se invece pensiamo al governo dei territori, il Pd amministra tutta la provincia eccetto Brisighella. Tra i tanti temi che stanno attraversando il Ravennate, tra le le priorità c’è il consumo del suolo dove continuiamo a svettare in ogni classifica, e questo nonostante le recenti alluvioni. Che posizioni prenderà il suo Pd su questo tema?
«Si tratta sicuramente di un ragionamento che dovremo affrontare nei tavoli a livello provinciale e comunale, le linee regionali già danno indicazioni in questo senso e i Pug in corso di approvazione ne terranno conto. In linea generale, però, vorrei dire che su temi come questi non si può ragionare in termini puramente ideologici e quindi abbiamo bisogno di azioni che tengano insieme l’ambiente, ma anche lo sviluppo economico, che significa servizi, welfare per i cittadini. Ci sono esigenze diverse da Cervia a Casola, da Ravenna a Conselice, quindi è difficile fare un ragionamento urbanistico univoco su territori che hanno problematiche diverse».

Ce n’è una che sicuramente conosce già bene, in quanto vicesindaco di Solarolo, ed è quella che riguarda la nuova linea ferroviaria sopraelevata progettata da Rfi su richiesta della Regione che dovrà attraversare il suo Comune e quello di Castel Bolognese. Un’opera molto impattante per cui si sono già costituiti più comitati…
«Che la linea Bologna-Rimini abbia bisogno di interventi è cosa nota da tempo, al momento siamo in attesa che Rfi presenti un progetto preliminare a seguito del dibattito pubblico dove anche il Comune di Solarolo ha presentato le sue osservazioni ed è quindi prematuro fare valutazioni. Abbiamo chiesto che la struttura sia meno impattante, ma non nego la preoccupazione perché sappiamo che saranno coinvolte aziende agricole e anche abitazioni che si trovano lungo la direttrice della nuova opera. In linea generale credo che da un lato si debba tenere conto delle esigenze di una piccola comunità, ma anche dell’interesse nazionale, perché viviamo tutti nello stesso paese».

Per quanto riguarda le amministrative, la prossima sfida è Faenza, cosa dobbiamo aspettarci?
«Mi auguro che Massimo Isola voglia ricandidarsi perché è stato un punto di riferimento importante in questi anni difficili. Sono convinto che abbia le carte in regola per vincere dopo le sue battaglie per la messa in sicurezza del territorio e spero che nei prossimi anni possa portare a termine i lavori già iniziati e di cui beneficeranno Faenza e tutta la provincia. Spero scioglierà a breve la riserva».

Poi ci saranno le politiche: rivedremo mai le primarie in provincia?
«Questo è un dibattito in corso, ma molto dipende da come si voterà. Se dovessimo andare alle urne con la legge di quattro anni fa sarebbe difficile immaginare di poterle organizzare sia per gli uninominali, che vengono decisi secondo una logica di coalizione a livello nazionale, sia per i collegi del proporzionale che coprono territori troppo vasti. Se invece cambiasse la legge elettorale, è un ragionamento di cui dovremo tenere tutti conto, anche a livello nazionale».

E veniamo proprio al partito nazionale: chi ha votato all’ultimo congresso? Bonaccini o Schlein?
«Ero presidente della commissione congressuale provinciale e non l’ho detto a nessuno, in quanto l’organo che presiedevo prevede l’imparzialità a tutela del regolare svolgimento del congresso. Posso dire che ho votato per Bersani nel 2012 e poi, successivamente, Cuperlo, Orlando e Zingaretti».

Mai votato Renzi, quindi?
«No, però l’ho sempre sostenuto in quanto segretario del Pd. Le opinioni divergenti rispetto alle linea del partito le ho sempre dette all’interno degli organismi del partito, mai all’esterno».

Quindi che opinione ha del presidente Bonaccini, ora Europarlamentare, che sembra spesso pungolare Schlein e che ha anche votato a Bruxelles in modo autonomo rispetto alle indicazioni del partito, penso per esempio al ReArm Europe?
«Mi sembra che Bonaccini stia facendo l’europarlamentare in modo serio come dimostra anche la sua costante presenza sul territorio a contatto con gli elettori del Pd, mi sembra che come presidente del Partito cerchi di tenere l’unità del gruppo dirigente nella diversità di alcune posizioni del tutto legittime in un partito plurale».

Ma secondo lei Elly Schlein è troppo di sinistra? O non lo è abbastanza?
«Si sentono critiche in entrambi i sensi, quindi immagino dipenda da che parte si guarda al suo operato. Io penso che se Schlein tocca i temi reali delle persone, dalla casa alla sanità, dalla scuola alla progressività fiscale, fa la cosa giusta, anche se ci sarà sempre qualcuno che l’accuserà di essere poco di sinistra o qualcuno che la accuserà di estremismo. ll Pd deve mettere al centro della sua politica la vita delle persone: oggi il lavoro non fa più sì che una persona possa migliorare le proprie condizioni di vita, con gli stipendi bloccati da vent’anni oggi un lavoratore se non ha sfortune personali può sperare di non peggiorare troppo le sue condizioni. Ed è questa secondo me una delle ragioni per cui è calata l’affezione alla politica ed è cresciuto l’astensionismo. I temi centrali oggi sono quelli della pace, della rappresentanza e del progresso economico e sociale e devono essere al centro del programma del centrosinistra, che non deve ripetere l’errore del 2022 di andare al voto diviso. Dopo quattro anni di opposizione insieme sarebbe incomprensibile dividersi prima del voto e credo che Schlein debba continuare a tenere unita la coalizione che deve essere la più ampia possibile, come quella che ha vinto in Regione o anche nelle amministrative di Ravenna».

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