martedì
16 Dicembre 2025
stop a finanziamenti

Casola Valsenio, Brisighella e Riolo Terme rischiano di non essere più riconosciuti come comuni montani

Il Governo sta ridefinendo i nuovi parametri. Il consigliere regionale Bosi: «Meno risorse per manutenzioni e servizi»

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«Nel ravennate, realtà come Casola Valsenio, Brisighella e l’area collinare faentina (Riolo Terme, ndr) rischiano di vedere messo in discussione il loro riconoscimento come comuni montani, con conseguenze molto concrete: meno risorse per la manutenzione delle strade, minori fondi per la sicurezza del territorio, meno tutele per scuole, trasporti pubblici e servizi sanitari di prossimità». Sono queste le parole del consigliere regionale Niccolò Bosi, a seguito della decisione del governo di declassare 1.200 comuni d’Italia (su 4.000 totali), ridefinendo i nuovi parametri di un comune montano.

D’ora in poi per essere montano, un comune deve avere il 25% di superficie sopra i 600 metri e il 30% di superficie con almeno un 20% di pendenza. In alternativa, un secondo criterio stabilisce che si può ritenere comune montano anche un territorio con altimetria media superiore ai 500 metri. Infine un terzo parametro prevede un’altimetria media più bassa ma che consenta di considerare montani anche quei comuni che sono interamente circondati da territori che rispettano i primi due criteri. Saranno quindi “tagliati” oltre il 40% dei 121 comuni montani regionali, tra cui Casola Valsenio (195 metri sul livello del mare), Brisighella (115m) e Riolo Terme (80m).

«È da oltre settant’anni – dice Roberto Calderoli, il ministro per gli affari regionali e le autonomie, in occasione delle celebrazioni della Giornata internazionale della montagna a Cortina – che si aspettava un rinnovo complessivo e funzionale dei criteri, soprattutto considerando quelli in vigore fino a ieri. Ci abbiamo lavorato molto e siamo alle battute finali. In questo modo prevediamo di risolvere il paradosso tutto italiano per cui il 35% di territorio italiano è montano, ma oltre il 55% dei comuni risultava negli elenchi degli Affari regionali».

Il consigliere Niccolò Bosi vista la preoccupazione di molti sindaci e della conferenza stampa indetta dal Gruppo Pd, ha dichiarato: «Come Regione Emilia-Romagna abbiamo sempre difeso un’idea di montagna viva, abitata e presidio del territorio, investendo su servizi, infrastrutture e coesione sociale. Le famiglie, senza incentivi per i nidi, incentivi per la casa e tutela dei servizi pubblici, rischiano di decidere di non abitare più i territori montani, aumentando così lo spopolamento e la fragilità di quei comuni che invece dovrebbero essere un baluardo contro l’impoverimento territoriale e il dissesto idrogeologico. Non possiamo accettare che, con un colpo di penna, si sottraggano strumenti fondamentali a comunità che già fanno i conti con grandi fragilità. Questa norma traccia una linea chiara tra chi crede che l’appennino possa ancora essere una risorsa fatta di aziende che meritano una fiscalità di vantaggio e di cittadini che meritano servizi territoriali, e chi come il Governo crede che invece le aree interne e collinari debbano essere lasciate sole».

Nella giornata di oggi, martedì 16 dicembre, è stata presentata una risoluzione all’Assemblea Legislativa dal Gruppo Pd per chiedere alla Giunta Regionale di farsi portavoce in Conferenza delle Regioni della necessità di rivedere i criteri annunciati dal Governo. «Con questa risoluzione – ha dichiarato Daniele Valbonesi, consigliere regionale PD e primo firmatario – chiediamo al Governo di fermarsi e rivedere criteri che sono sbagliati nel metodo e nel merito. La montagna non è solo una questione di metri sul livello del mare: è fatta di comunità, di servizi da garantire, di lavoro, di presidio del territorio e di sicurezza idrogeologica. Tagliare i Comuni montani significa colpire tutto questo e mettere a rischio anni di politiche virtuose».

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