Sono decine i commenti che abbiamo cancellato sulla nostra pagina Facebook in questi giorni, dopo che abbiamo deciso (e annunciato) di intervenire in qualche modo per limitare il dilagare di insulti e reazioni volgari sotto i post di alcuni nostri articoli. Una situazione deprimente, in un mondo, quello dei social, che sembra davvero raccogliere un po’ il peggio di questi tempi. Perlomeno le nostre minacce sembra abbiano portato anche qualche beneficio, o almeno questa è l’impressione: i dibattiti si sono fatti a volte persino educati.
Guardando con più attenzione i commenti, resto poi sempre colpito da come un articolo possa venir interpretato anche in maniera opposta a seconda di chi lo legge. Ne parlava – molto lateralmente – il direttore del Post Francesco Costa nell’ultima puntata del suo podcast Wilson, quella in cui si chiedeva “da che parte stanno i giornali?” (spoiler: la risposta è che non dovrebbero difendere nessuna parte, raccontando i fatti, separandoli dalle opinioni, per dare gli strumenti ai lettori di prendere una posizone), partendo da un esempio concreto, raccontando ossia di essersi ritrovato a discutere con un lettore che accusava il suo giornale di essere troppo filo palestinese e, allo stesso momento, con un altro che lo accusava di essere troppo filo israeliano.
Nel nostro piccolo, è un grande classico. Recentemente – tanto per fare un esempio assurdo – siamo stati definiti anti-italiani perno per aver messo la foto di due ragazzi di origine magrebina che erano da poco morti in un incidente stradale. Più in generale, è interessante – prima ancora che avvilente – notare come ogni articolo che abbia più o meno a che fare con l’attività dell’Amministrazione comunale venga sventolato come bandiera per attaccare la stessa Amministrazione o al contrario per difenderla.
Sempre nel nostro piccolo, seguendo l’esempio di Costa, crediamo che l’importante sia informare i lettori, facendo in particolare le pulci a chi è al governo. Essendo un giornale locale di Ravenna, da sempre al governo c’è il centrosinistra. Ma non per questo siamo un giornale di sinistra se mettiamo in evidenza qualcosa di fatto bene dal Comune o diventiamo un giornale di destra se parliamo di un suo fallimento. Si tratta “solo” di approfondimenti giornalistici.
Quando si parla di cantieri pubblici per esempio è molto diverso scrivere che una palestra sarà pronta nel 2026 e costerà 5 milioni di euro – date e numeri a caso – rispetto a scrivere che sarà pronta nel 2026, sì, ma doveva esserlo nel 2025, e costerà sì 5 milioni, che sono però 1 in più di quelli previsti inizialmente. Noi, quando possibile, cercheremo sempre di darvi la seconda versione. Ma non per attaccare il Comune. Perché se un cantiere chiudesse in anticipo e costasse meno di quello che si era preventivato, saremmo i primi a evidenziarlo. Senza diventare per questo “comunisti”…