Darsena, non possiamo accontentarci

Possibile che siamo ancora a questo punto? Sono io l’unico ingenuo e povero illuso che pensava nel 2014 di poter finalmente vedere qualche risultato concreto? Non dico il ponte di Calatrava, ma almeno un complesso industriale recuperato, un paio di tavolini fissi sulle banchine, un’area verde, qualcosa che non siano manifestazioni sporadiche o una nuova colata di cemento lungo le banchine. Davvero dobbiamo rassegnarci a sentirne solo parlare dai nostri politici quando tratteggiano vagamente il futuro della città? Siamo sicuri che la politica non abbia colpe e che basti tirare fuori il solito ritornello che non ci sono soldi pubblici, ci sono troppi proprietari privati, c’è la crisi, eccetera eccetera? Davvero dovremmo solo essere felici perché comunque almeno è partito un processo di partecipazione? Ci basta questo? Dobbiamo pensare che l’unica soluzione per l’unico edificio di proprietà pubblica fosse, nel 2014, quella di diventare sede temporanea dei vigili aspettando ancora una volta un “progetto di valorizzazione” e ora pure di trovare un’altra sede per quei poveri vigili? Ma per quanti anni ci siamo fatti raccontare che il bando per lo scavalco della stazione era in arrivo e poi invece non arriverà mai? Qualcuno sta prendendo seriamente questa cosa dello spostamento della stazione? Cioè, voi pensate davvero che spostino la stazione? Lo sapete che il Comune in tutti questi anni non è ancora riuscito ad approvato il piano operativo comunale sulla riqualificazione della Darsena? Per non parlare dei casini per la bonifica del Candiano, le fognature, la famosa unitarietà del comparto andata ormai quasi a puttane, dopo il masterplan Boeri, dopo il masterplan di Nomisma, dopo che l’agenzia pubblica creata appositamente (e che doveva mettere le ali al progetto, per citare le dichiarazioni dei tempi) è nata e morta nel giro di pochi anni. L’Amministrazione – comunale o provinciale che sia – non è ancora stata in grado di trovare un’alternativa per il bitumificio della Cmc, per dire, che continua a lavorare tra fumi, polveri e rumori a fianco di una torre di appartamenti abitati e nel cuore di quello che ci raccontano dovrebbe essere il quartiere del futuro di Ravenna. Cioè, non sono riusciti a far spostare una fabbrica. Figuriamoci, non si riesce neppure a far partire progetti che sarebbero pronti (vedi Sigarone) e non si parla neppure più di riusi temporanei, che la burocrazia, si sa, non lo permette. Sarà che sono un ingenuo e che io un po’ ci credevo alla nuova Darsena, ma al momento (sperando sempre nel 2019) non mi pare possano bastare qualche festicciola e una settimana di sport lungo le banchine per evitare di pronunciare chiaramente la parola fallimento.

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