Nelle istituzioni manca qualcuno pagato per ascoltare

Alessandro MontanariIn campagna elettorale è uno dei temi che solletica il palato dei candidati: ridurre la distanza tra cittadini e istituzioni. Aprite un programma elettorale a caso e troverete decine di ricette più o meno demagogiche per ridurre l’incolmabile distanza. Ma cos’è questa distanza? Non sempre è chiarissimo. Proviamo a servirci di due esempi recenti avvenuti a Ravenna per capirlo.

A San Pietro in Vincoli il comitato cittadino, una congrega di volontari che si autofinanzia, un paio di anni fa decide di installare a sue spese (più di 25mila euro) nuovi giochi per il parco pubblico pagati con i proventi delle iniziative che in tre anni il Comitato ha organizzato in paese.
Va qui ricordato che la zona attorno a Ravenna è un’immensa landa in cui a reggere le sorti dell’animazione sono pro loco e comitati cittadini. Quello di San Pietro in Vincoli è piuttosto attivo, quindi si riesce addirittura a finanziare un parco pubblico.
Solo che poi il Comune – quindi “lo Stato”, quindi “le istituzioni”, quindi “la politica”– non fa nulla per prenderselo: secondo quanto ci ha raccontato il Comitato, da mesi si aspetta l’atto formale della donazione. In compenso è arrivata una multa di Ravenna Entrate per una tassa sulla pubblicità non pagata in occasione di una manifestazione, una di quelle che serve per pagare le attività in paese, quindi il parco. Un centinaio di euro o poco più, per carità, ma a San Pietro in Vincoli non l’hanno presa bene.

Come non l’avrà presa bene quella signora che, dimenticandosi di rinnovare nel 2009 un permesso per Sirio, si è vista recapitare dopo mesi due buste di verbali – 213 in tutto – che negli anni sono diventate una multa da 50mila euro. La vicenda, raccontata dal Resto del Carlino, ha visto protagonista una commerciante a cui hanno poi respinto due ricorsi. Anche il sindaco Michele de Pascale ha detto di poterci fare poco. Del resto, mica si possono togliere le multe a piacimento.
Lo Stato, la politica, le istituzioni sono in entrambi i casi nel giusto. I cittadini sono nel torto: multati, pagheranno. La distanza tra istituzioni e cittadini non è però nella ragione del pubblico ma nella mancanza, all’interno di esso, di qualcuno che prima di imbustare duecento multe per una dimenticanza o di punire dopo un anno un Comitato per un cartellone si sia fatto delle domande e abbia preso a cuore il problema. Qualcuno che sia pagato per ascoltare, oltre che per sanzionare.

Tra le tante promesse, non sarebbe male infilare anche questa nei programmi politici. Al massimo ce ne dimenticheremo il 5 marzo.

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