martedì
22 Luglio 2025
Rubrica L'opinione

Eco-decalogo per le gare delle concessioni balneari in Romagna

Le spiagge sono un bene pubblico di interesse ecologico. Perciò ecco alcuni elementi di rilevanza collettiva di cui le amministrazioni locali dovrebbero tenere conto nel redigere i bandi

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Il prossimo anno i Comuni costieri dovranno avviare le gare per le concessioni balneari. Il decreto Infrazioni impone di concluderle entro il 30 giugno 2027, ma si tratta di procedure lunghe e complesse, perciò occorrerà iniziare a lavorarci già dalla fine della stagione 2025.

In questi giorni le spiagge sono nella loro condizione di massimo sfruttamento economico privato, ma sono anche un bene pubblico di interesse ecologico. Perciò ecco alcuni elementi di rilevanza collettiva, di cui le amministrazioni locali dovrebbero tenere conto nel redigere i bandi. Inserendoli come obblighi o premialità per i futuri gestori.

  1. Favorire il ripristino delle dune costiere, che sono degli importanti habitat naturali e delle efficaci barriere contro l’erosione.
  2. Incentivare la vegetazione: esistono molte piante adatte a un ambiente arido e salmastro come la spiaggia, che favoriscono la crescita delle dune. La costa di Ravenna ne è ricca, quella tra Cervia e Cattolica molto meno. Le piante fanno bene all’ambiente e rendono la spiaggia più piacevole e vivibile, soprattutto ora che fa sempre più caldo per la crisi climatica, senza impedire la fruizione turistica. Marina di Ravenna è un esempio, con gli stabilimenti che convivono in armonia con dune e arbusti, e questo modello si può seguire ovunque. Altrove si è abituati alle spiagge piatte e spoglie, ma non è la loro condizione naturale. Si tratta solo di piantare qualche ombrellone in meno.
  3. Raccogliere manualmente i rifiuti e limitare la pulizia meccanica della spiaggia. Le ruspe estirpano ogni filo d’erba.
  4. Regolamentare la pratica delle dune artificiali d’inverno, che hanno un’utilità dubbia.
  5. Vietare che i concessionari chiudano gli accessi al mare d’inverno. Rimini lo ha fatto lo scorso anno, proibendo di installare barriere che impediscano la vista del mare e l’entrata in spiaggia. Un conto sono i pannelli bassi per evitare che il vento porti via sabbia; un altro sono le barricate che alcuni stabilimenti installano nei mesi freddi. A Cervia, se si va a camminare al mare in un giorno di nebbia, trovare il modo di uscire dalla spiaggia è un’impresa: i concessionari che lasciano un varco sono pochissimi. Eppure la legge 217/2011 afferma che l’accesso alla battigia dev’essere libero.
  6. Demolire le strutture fatiscenti. Tanti concessionari legati alle ex colonie hanno continuato a pagare il canone per mantenere il titolo, ma abbandonando gli edifici. Non si capisce perché non sia stata avviata la decadenza della concessione (il Codice della navigazione la prevede “per uso non continuato”). I Comuni possono riassegnarle per nuove attività oppure abbatterle e aumentare la quota di spiaggia libera.
  7. Impedire l’accaparramento da parte di grandi gruppi finanziari. Nei bandi rischia di predominare la legge del più forte, soprattutto nelle aree più appetibili (immaginatevi le insegne di McDonald’s in riva al mare). I Comuni possono adottare vincoli per favorire le piccole imprese locali. Se a meritarselo saranno i precedenti gestori oppure nuovi soggetti, non si potrà che passare attraverso una selezione pubblica e trasparente per deciderlo.
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