I cento giorni imperdibili

Andrea AlberiziaAlla mezzanotte del prossimo 2 marzo arriverà a scadenza il primo (e a questo punto  unico) mandato quadriennale di Galliano Di Marco alla presidenza dell’Autorità portuale di Ravenna. Il 12 giugno si andrà a votare per scegliere il sindaco e il consiglio comunale. Esiste un buon motivo per non prorogare il mandato di Di Marco o non nominare un commissario provvisorio fino al voto e procedere invece con la nomina del successore al vertice di Ap prima delle elezioni: se il nuovo arrivato in quell’intervallo di cento giorni riuscirà a fare più di quanto è stato fatto nell’ultima decina d’anni e se si è convinti che quanto non è stato fatto sia solo colpa di chi ha indossato il cappello da presidente dal 2012. Che magari può essere anche una lettura accettabile ma può apparire piuttosto fantascientifico ipotizzare che i cento giorni tra il 2 marzo e il 12 giugno cambieranno le sorti del porto ravennate e magari pure dell’intera città.
Le due scadenze hanno un legame piuttosto stretto. La legge prevede che il nuovo presidente di Ap sia nominato, previa intesa con la Regione, con decreto del ministro dei Trasporti nell’ambito di una terna di nomi indicata dalla Provincia, dal Comune e dalla Camera di Commercio. Quattro anni fa i nomi sul tavolo furono quelli di Di Marco, indicato dall’amministrazione comunale, di Tiziano Samorè (segretario provinciale di Confartigianato) su indicazione della Provincia, e di Natalino Gigante, direttore di Cna indicato dalla Camera di Commercio. Non è un caso che la scelta cadde sul nome del Comune e  certo Camera di Commercio e Provincia non sono oggi istituzioni più forti di quanto lo fossero allora.
Insomma lo scenario dei prossimi mesi potrebbe vedere la nomina di un presidente su indicazione della giunta Matteucci giunta agli sgoccioli e tre mesi dopo ritrovarsi con un presidente dell’Autorità portuale in conflitto con un’eventuale giunta che non sia targata Pd. In ogni caso, nominato da una giunta guidata da un sindaco che non sarà più tale e che ha appena sfiduciato l’uomo che aveva scelto.
Di fronte a questo scenario forse chi chiede una soluzione ponte fino alle elezioni (che se si fossero tenute ad aprile o maggio sarebbe stato meglio per tutti, anche per il porto) non sta poi dicendo un’assurdità.

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