Il vento renziano e l’ordine costituito

Il Pd ha recuperato migliaia di voti in un colpo solo. Dopo anni di apparentemente inesorabile declino e di logoramento, la nuova ventata renziana l’ha riportato anche nella nostra provincia oltre il 50 percento confermando un dato come sempre (anche nei momenti meno gloriosi) molto sopra la media nazionale. Segno che qui non è mai scomparsa l’idea di votare un partito di centrosinistra. Anzi, forse non si vedeva proprio l’ora di poterlo fare. Più che ai grillini, Renzi qui ha preso a piene mani dal centro allargando il numero dei cattolici disposti a dare fiducia a questo giovane che in fondo è un po’ dei loro. Senza perdere nulla a sinistra, anzi. Basti vedere il risultato non proprio esaltante della lista Tispras. Insomma, qui c’è evidentemente tantissima voglia di tornare a votare Pd. Almeno alle Europee. Perché alle amministrative, questa voglia si è un po’  affievolita. Le percentuali si sono abbassate in alcuni dei centri maggiori, come Cervia e Lugo, ma anche ad Alfonsine e Massa Lombarda. Certo, da via delle Lirica si cerca di minimizzare. Ma il dato resta. La rossa Lugo al primo storico ballottaggio nel momento di massima gloria del Pd. Il partito raggiunge vette mai sognate e a Lugo non arriva, in coalizione (stendiamo un velo sulle coalizioni) alla metà dei voti. Certo, Ranalli parte comunque in pole position e non ha motivo di preoccuparsi, però il segnale arriva forte e chiaro. Anche se il vento dello sbandierato rinnovamento renziano qui finirà per garantire la continuità che liste civiche e grillini cercavano di interrompere, qualcosa nelle politiche del Pd dovrà cambiare. Proprio sulla scia di Renzi, quel Renzi tanto odiato fino a due anni fa. Ma guai a ricordarlo, che Renzi era il nemico. Chi osa farlo passa per guastafeste. Oggi in via della Lirica sono tutti renziani e tutti in festa. Giusto, sennò non sarebbe un partito. Anzi, giustissimo. Però se non si vuole scomodare l’antipatica categoria della coerenza nel formulare giudizi, forse nelle prossime scelte della classe dirigente potrebbe essere bene almeno tenere conto di quella cosa chiamata lungimiranza, fatta della capacità di guardare avanti, capire prima degli altri cosa sia sensato o meno fare. Forse è più saggio affidare la guida a chi non ha avuto bisogno di schiantarsi contro un muro per capire quale fosse la strada giusta per la vittoria di cui oggi tutti gioiscono così platealmente. E anche perché gli elettori, qualsiasi cosa dicano i grillini, hanno mostrato di  distinguere i piani, le persone, i programmi. A meno che, naturalmente, non si speri che Renzi sia una parentesi necessaria prima di ristabilire l’ordine costituito.

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