La capra e i cavoli di Hera

Loro lo dicono piano o non lo dicono affatto, ma la verità è che Renzi ai suoi sindaci del Pd sta giocando uno scherzo mica da ridere. Da un lato ci sono quelli, come Coffari a Cervia, che a nemmeno un anno dalle elezioni sono costretti a rimangiarsi promesse e impegni con gli elettori mettendo una nuova tassa per far tornare i conti, ma peggio ancora, dall’altra parte, ci sono quelli che al voto dovranno andarci nel 2016, dopo un anno di tagli che di eguali non se ne sono visti, mentre si rincorrono notizie di intoppi, inchieste che sfiorano o incrociano la città e mettono in discussione un sistema. Ora, vero è che non sarà questo sindaco, giunto al termine dei suoi dieci anni, a presentarsi agli elettori. Ma è  anche vero che il Pd sembra al momento incapace di fare un nome che possa unire giovani, vecchi, di mezza età, renziani per credo o per forza (i “bersaniani”, che pure erano tantissimi, sembrano scomparsi o ben mimetizzati). Nel partito c’è chi spera in una discesa in campo di Filippo Brandolini, ex assessore comunale, da anni manager di Hera. E questo proprio mentre il tema Hera sta agitando consigli comunali, partiti (a sinistra) e sindacati. Sul tavolo c’è la revisione dell’accordo per cui i comuni soci si impegnano a vincolare una parte di azioni di loro proprietà per mantenere la maggioranza pubblica. Ora però, sotto la scure renziana, anche questo dogma sta sfumando. Alla parola maggioranza è stata sostituita la parola governance, e quella, spiegano, per mantenerla in mani pubbliche basterà il 38 percento delle azioni (dopo le opportune modifiche di statuto). Tutto questo per  permettere agli amministratori di pianificare la vendita di azioni libere e fare cassa per tamponare i tagli (e, per esempio, tappare buche nelle strade l’anno prima delle elezioni). Il Pd assicura dunque di poter fare il miracolo: salvare capra (governance pubblica) e cavoli (soldi freschi extra per i comuni). Del resto Hera è da sempre il miracolo del Pd dove, secondo chi la governa, si sposa l’efficienza del privato con la tutela del bene pubblico. Certo agli utenti/elettori del futuro sindaco sarebbe bello poter chiedere: che cosa pensate che cambierebbe se la governance fosse privata? (A parte le nomine, si intende). E ai consiglieri comunali: quanto i vostri voti hanno mai davvero influenzato le politiche di Hera? (E quante volte invece vi sono stati imposti dal partito “prendere o lasciare”?). Poi, male che vada, con le risposte il Pd potrebbe sempre fare come con i referendum sull’acqua, quando fece campagna elettorale e dopo la vittoria dei quattro sì  decise che, a ben pensarci, di sì ne bastavano tre. E il quarto si poteva anche ignorarlo. Sempre per il bene dei cittadini. E di Hera, naturalmente.

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