La curva del cambio di passo nella politica culturale della giunta De Pascale – avviata con varie incertezze ma ora sicuramente più nitida – ha ormai raggiunto l’apice. Un percorso lento ma senza impennate o drastiche soluzioni di continuità.
Il nuovo bando per i contributi comunali destinati allo spettacolo probabilmente ci restituirà a breve una mappa di soggetti e progetti attivi nei prossimi anni senza “strappi” rispetto ad esperienze, peraltro feconde e vivaci, radicate in passato. Magari con qualche audace novità. Il Rasi continuerà ad essere sede produttiva e di programmazione di Ravenna Teatro. La gestione dell’Alighieri e il Ravenna Festival sono consolidati sotto l’egida della Fondazione Ravenna Manifestazioni presieduta dal Sindaco. Il Museo d’Arte, d’altra parte, ha oggi una strategia ben definita: il rilancio del mosaico contemporaneo con un’esposizione Biennale che si alternerà a una mostra tematica di alto profilo artistico legata ai linguaggi più attuali, affidata a curatori di chiara fama. Inoltre, si punterà a rassegne dedicate alla fotografia, medium artistico al centro di un rinnovato interesse del pubblico.
Insomma, tutto il quadro delle attività culturali si sta riassestando al meglio, ma è necessario attendere i dati di affluenza dei visitatori per verificare l’efficacia delle scelte compiute, anche sul piano del richiamo turistico. Prima o poi bisogna chiudere il cerchio che però resta aperto su due importanti partite, che impegnano direttamente e con una certa sollecitudine il sindaco De Pascale, l’assessora Signorino e il dirigente Tarantino. La prima è quella di Dante e delle celebrazioni dell’anniversario epocale del 2021 che difetta ancora di progetti o almeno prospettive di portata internazionale e delle relative coperture finanziarie. La seconda riguarda il Museo (“della città e del territorio”, si dice) nell’ex zuccherificio a Classe, che fa capo alla Fondazione RavennaAntica, la cui inaugurazione è prevista nel 2018.
Del museo – progettato vent’anni fa e già costato come struttura oltre 20 milioni di euro di soldi pubblici – oltre alla definizione del nome non sono ancora ben precisati contenuti, iniziative, bilanci di gestione, previsioni sulla fruizione. Incognite forse dovute ad una prudente riservatezza prima dell’apertura ma che concentrano le aspettative su ambizioni e investimenti del progetto.
Unica certezza è che il museo sarà integrato nella gestione dei monumenti statali ravennati recentemente stipulato da RavennAntica col Mibact. Fra le aspettative, c’è che Sant’Apollinare, lì dalle parti di Classe, faccia il suo dovere di patrono e dia una mano.