lunedì
16 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

La curva che cambia la politica culturale

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Fausto PiazzaLa curva del cambio di passo nella politica culturale della giunta De Pascale  – avviata con varie incertezze ma ora sicuramente più nitida – ha ormai raggiunto l’apice. Un percorso lento ma senza impennate o drastiche soluzioni di continuità.

Il nuovo bando per i contributi comunali destinati allo spettacolo probabilmente ci restituirà a breve una mappa di soggetti e progetti attivi nei prossimi anni senza “strappi” rispetto ad esperienze, peraltro feconde e vivaci, radicate in passato. Magari con qualche audace novità. Il Rasi continuerà ad essere sede produttiva e di programmazione di Ravenna Teatro. La gestione dell’A­li­ghieri e il Ra­venna Festival sono consolidati sotto l’egida della Fon­dazione Ravenna Manifestazioni presieduta dal Sin­daco. Il Museo d’Arte, d’altra parte, ha oggi una strategia ben definita: il rilancio del mosaico contemporaneo con un’esposizione Biennale che si alternerà a una mostra tematica di alto profilo artistico legata ai linguaggi più attuali, affidata a curatori di chiara fama. Inoltre, si punterà a rassegne dedicate alla fotografia, medium artistico al centro di un rinnovato interesse del pubblico.

Insomma, tutto il quadro delle attività culturali si sta riassestando al meglio, ma è necessario attendere i dati di affluenza dei visitatori per verificare l’efficacia delle scelte compiute, anche sul piano del richiamo turistico. Prima o poi bisogna chiudere il cerchio che però resta aperto su due importanti partite, che impegnano direttamente e con una certa sollecitudine il sindaco De Pascale, l’assessora Signorino e il dirigente Tarantino. La prima è quella di Dante e delle celebrazioni dell’anniversario epocale del 2021 che difetta ancora di progetti o almeno prospettive di portata internazionale e delle relative coperture finanziarie. La seconda riguarda il Museo (“della città e del ter­ritorio”, si dice) nell’ex zuccherificio a Classe, che fa capo alla Fondazione Raven­naAntica, la cui inaugurazione è prevista nel 2018.

Del museo – progettato vent’anni fa e già costato come struttura oltre 20 milioni di euro di soldi pubblici  – oltre alla definizione del nome non sono an­cora ben precisati contenuti, iniziative, bilanci di gestione, previsioni sulla fruizione. Incognite forse dovute ad una prudente riservatezza prima dell’apertura ma che concentrano le aspettative su ambizioni e investimenti del progetto.

Unica certezza è che il museo sarà integrato nella gestione dei monumenti statali ravennati recentemente stipulato da Raven­nAn­tica col Mibact. Fra le aspettative, c’è che Sant’Apollinare, lì dalle parti di Classe, faccia il suo dovere di patrono e dia una mano.

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