La sopravvivenza dei volumi

Fausto PiazzaLo ammetto, per quanto riguarda riguarda i libri, nel senso dei volumi, sono un passatista, qualcuno potrebbe dire un nostalgico. Non riesco a stare senza il fruscio delle pagine e soprattuto l’odore della carta e dell’inchiostro di stampa. È una disposizione d’animo che mi è tornata vivida quando, parlando di letture, un vecchio amico mi ha confessato: «ultimamente leggo con un book reader. Basta volumi, è più maneggevole, risparmio sul prezzo di copertina e poi ti dico a casa non ho proprio più posto, non saprei dove metterli dei nuovi libri…». Come dargli torto. Io che ne ho tanti di libri a casa mia, che poi non è neppure molto vasta, li ho stipati da tutte le parti. Ma non intendo rinunciare alla passione di acquistarne di nuovi e di conservarli. Qualche soluzione la troverò…
Intanto, in redazione, cercando immagini e documenti negli archivi digitali (cd, dvd, hd portatili) recentemente ho avuto la spiacevole sorpresa di scoprirli svaniti o inutilizzabili. Segno che i nuovi supporti non sono poi così affidabili e tutti i nostri elementi di memoria sono a rischio o destinati a ossessivi ritmi di backup. Nei miei scaffali ci sono libri di 30, 40, 50 anni fa ancora in splendida forma. Alla biblioteca Classense sopravvivono ancora volumi stampati o manoscritti di molti secoli fa… Qualcosa vorrà pur dire, oltre la nostalgia.
Per questo sono felice che Marcello Landi, il dirigente del Liceo Artistico di Ravenna, si sia prodigato per accogliere nella biblioteca dell’istituto i 4mila volumi di letteratura, storia e arte del compianto ed erudito professore Livio Stanghellini e che un altro preside, Gianluca Dradi dello Scientifico, abbia accolto, nonostante avesse spazi risicati, alcune centinaia di qualificati libri di matematica, fisica, epistemologia che avevo ereditato – perdonate l’annotazione personale – da un parente scomparso, che poi era un ex allievo del liceo ravennate.
Si tratta di due piccoli esempi di memorie private sedimentate nel tempo che oggi sono diventate pubbliche all’interno di scuole. Che oggi possono rinascere ma che potevano anche finire nell’oblio, cioè al macero.
Per cui lancio un appello, da bibliofilo impenitente: continuate a comprare volumi se potete e conservateli, magari per le nuove “generazioni digitali”, non si sa mai. Oppure donateli con il bookcrossing o affidateli a biblioteche pubbliche o scuole, come atomi di un sapere collettivo, vivo e circolante. I nazisti e gli sgherri di Fahrenheit 451 bruciavano i libri per paura e per dominare nell’ignoranza, ma per favore non abbandonate o distruggete i libri solo per pigrizia o indifferenza.

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