La vera occasione mancata in Darsena…

Non è una bella idea scrivere della Darsena di Ravenna pochi giorni dopo aver passato mezza giornata in quella appena riqualificata di Milano, ma ci provo. Tanto, mica si può prendere come paragone Milano. Che poi lo sappiamo che per la nostra Darsena «non ci sono soldi pubblici-è troppo grande-ci sono tanti proprietari privati diversi-è arrivata la crisi», come ha sempre detto il nostro sindaco. Tutto vero, naturalmente. Ma c’è dell’altro. Esistono anche aree pubbliche. Come le banchine, area demaniale dell’Autorità portuale da poco riqualificata con una bella colata di cemento e qualche panchina. Ma soprattutto come l’ex palazzo della dogana, di proprietà comunale che sarebbe dovuto essere al centro di un bando pubblico sullo scavalco della stazione (qualcuno ricorda Calatrava?) e sulla riqualificazione della testata che il Comune promette almeno dal 2007 e che a oggi invece l’assessore competente spera di poter riuscire a pubblicare (ma non ce la farà mai) entro la fine del suo mandato, quasi dieci anni dopo. E senza più coinvolgere l’ex Dogana. Che, lo voglio ricordare, è l’edificio più visibile all’angolo tra il parcheggio e il canale. Un edificio pubblico che si affaccia sulla Darsena – non so se avete capito – ma che il Comune ha pensato bene di utilizzare temporaneamente come parziale sede dei vigili urbani in attesa che venga realizzata in via delle Industrie quella nuova (cioè mai). E dire che io (ma credo anche voi), se fossi un ente pubblico, prima di mettere le mani avanti per la Darsena troppo grande e troppo privata, se davvero volessi renderla qualcosa di bello e frequentato e avessi in mano l’edificio più importante tra il canale e la città, penserei solo e subito a qualcosa per quello. Altro che master plan, Boeri, Agenda, partecipazione, eccetera eccetera. Un progetto in grado di trasformarlo, magari facendoci, perché no, anche dei soldi coinvolgendo i privati. Ad averci pensato nel 2006, oggi avremmo davvero a che fare con una nuova parte della città. Sarebbe bastato quello, ne sono convinto. Farci qualsiasi cosa. Che in fondo anche un chiosco di piadine a due piani con tre alberi piantati in un’aiuola sarebbe stato di certo meglio di avere oggi una sede distaccata dei vigili urbani, abbiate pazienza. Quello che non capisco è se ci abbiano solo preso in giro, distraendoci con il bando fantasma, o se si sia trattato di un errore strategico. Certo che ora, sentendo l’entusiasmo provenire da Palazzo Merlato per una qualsiasi sagra della parrocchia che porti gente a mangiare arrosticini in banchina, mi viene quasi da propendere per la seconda ipotesi. Ma possibile? Possibile che il primo a non fare la propria parte in tutta questa storia sia stato il Comune?

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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