L’antimafia, la fanghiglia e le parole pubbliche

Lascia un po’ l’amaro in bocca l’uscita del sindaco Fabrizio Matteucci contro gli autori di un capitolo del dossier sulle mafie in Emilia Romagna Tra la via Aemilia e il West, per più di una ragione. La prima è che l’accusa ha toni molto virulenti e si fonda su qualcosa di non del tutto esatto, Alessi e Manzoli non hanno scritto esattamente ciò che li si accusa di aver scritto. Qualcuno può  capire da quella pagina che Delrio avrebbe forse dovuto fare più attenzione a quanto stava accadendo nella sua città mentre era sindaco? Questo sì, è ciò che si può capire, che è poi più o meno è quello che si evince anche dai commenti di Libera. Il sindaco Matteucci vuole dirci che non è vero? Ecco, questo sarebbe interessante. È infatti possibile che i sindaci siano nella posizione di non potersi accorgere in alcun modo di quel tipo di infiltrazione mafiosa sul loro territorio. E allora, ecco, questo può essere tema importante su cui confrontarsi in piena campagna elettorale. Se nemmeno Delrio ce l’ha fatta, chi può farcela e come? Questo sarebbe interessante capire. E su questo certo il contributo di un primo cittadino al termine di dieci anni di mandato potrebbe essere prezioso, anche in termini di critica al lavoro fatto da Manzoli e Alessi. E invece non si capisce perché Matteucci rischi  di screditare il lavoro di ragazzi che lavorano sul territorio con i più giovani, che dedicano tempo libero alla causa della lotta, innanzitutto culturale, alla mafia. Un “probabilmente distratto” riferito a Delrio può rendere tutto il lavoro  del dossier “fanghiglia”? Un documento che ordina, raccoglie e mette sotto gli occhi di tutti un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più importanti? Stiamo peraltro parlando di un gruppo che organizza un festival, un premio giornalistico che gode del patrocinio stesso del Comune, oltre a un modesto contributo. Stiamo parlando di una tra le associazioni di volontariato forse con l’età media più bassa del variegato panorama cittadino. Nessuno vuole farne degli eroi: sono piccoli, imperfetti e forse a volte antipatici con quel fare un po’ moralista. Ma, e qui sta l’altro elemento di amarezza, possibile che questi ragazzi non abbiano meritato una parola pubblica in loro difesa da altre associazioni, partiti, organizzazioni che pure conoscono e in altri momenti sostengono il loro lavoro? Si sono mossi solo dalla sinistra e da Ravenna in Comune, dove Manzoli milita. Ma questa faccenda non va in alcun modo trasformata in una questione di parte politica: l’antimafia deve essere patrimonio di tutti. E anche leggere quel dossier può forse aiutare a capire quanto bisogno ci sia di parole pubbliche forti e costruttive su questo argomento.

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