Estate, tempo (anche) di calcio mercato. E mentre si celebra l’arrivo di De Ligt alla Juventus per 75 milioni di euro e ci si chiede quanti ne possa invece volere l’Inter per disfarsi di Icardi, c’è chi si dispera per la cessione di un certo Venturi alla Reggio Audace.
Sono i tifosi del Ravenna Fc che, ormai tornati da alcuni anni nel calcio che conta, quello professionistico, temono di dover affrontare una stagione di patemi, in serie C, proprio nell’anno in cui tornerà il sentito derby con il Cesena. E allora vale la pena, non solo per quei pochi tifosi, fare un po’ il punto di come il calcio qui stia cercando di rinascere, a vent’anni da quando il compianto presidente Daniele Corvetta, il primo in grado di portare la città in serie B, dichiarava sui giornali che l’obiettivo era addirittura la serie A.
Oggi, dopo fallimenti vari, la serie C è invece un lusso che i giallorossi si possono permettere solo grazie a una dirigenza di ravennati, persone serie e competenti che vengono dal calcio dilettantistico e che senza mai fare il passo più lungo della gamba hanno riportato al Benelli perfino i play-off per la B. Nella totale indifferenza o quasi, tanto da gridare in un’intervista pubblicata anche su queste pagine che se lo meriterebbero, di avere la città più vicina. Dal punto di vista del sostegno economico, certo, e anche da quello del supporto morale, ossia dei tifosi. Neppure mille gli abbonati, la scorsa stagione al Benelli, proprio mentre la vicina Cesena sfondava invece la soglia delle 8mila tessere in serie D, un risultato migliore perfino di alcune società di A.
E se dietro non c’è una piazza che spinge, davvero non è possibile chiedere di più e non ci si può certo lamentare (come si legge invece sui social in questi giorni) se la campagna acquisti al momento pare non essere all’altezza. Il miracolo è forse continuare a mantenere la serie C, sostenuti perlomeno da un’Amministrazione che proprio in questi giorni sta proseguendo nei lavori di ristrutturazione dello stadio Benelli e che ha messo a disposizione del Ravenna Fc anche il polisportivo Darsena per il settore giovanile. Ecco, forse sono questi però i tasti dolenti, le infrastrutture e la “cantera”. Perché la Darsena si è rivelata inadeguata per ospitare i piccoli giallorossi e necessita di un forte investimento per poter sviluppare le enormi potenzialità che ha. Mentre, se è vero che questa nuova società ha praticamente fatto rinascere il settore giovanile, è anche vero che non è ancora al livello, come organizzazione, scouting, strutture, qualità degli allenamenti, delle altre realtà professionistiche. Qui sarebbe davvero necessario un investimento economico importante, da condividere con qualche soggetto veramente interessato al movimento calcistico ravennate, in grado in primis di avviare forme di collaborazioni efficaci con le altre società (dilettantistiche) del territorio, al momento se non in guerra con il Ravenna, quasi. Utopia?