lunedì
16 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

Se si riparte dal mosaico…

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Fausto PiazzaIn occasione di un animato però cordiale confronto, sugli indirizzi del nuovo sistema culturale in evoluzione a Ravenna, intrattenuto recentemente con l’assessora alla Cultura Elsa Signorino e il dirigente di settore Maurizio Tarantino, ho fatto ammenda.
La “riparazione” riguarda certe analisi critiche e preoccupazioni sulle prospettive culturali della città che avevo avanzato nei mesi scorsi su questo spazio. Rivendico la prerogativa di esprimere dei dubbi argomentati (per quanto opinabili), tuttavia sono altrettanto lieto di riconoscere quando un’iniziativa come quella della Biennale del Mosaico Contem­poraneo si rivela ben progettatta, ben organizzata e soprattuto si profila come strategia futura. Una scelta.

La vasta e articolata manifestazione, appena inau­gurata, ha vari meriti per la quantità e la qualità delle proposte espositive e di incontro fra pubblico, artisti, artigiani, laboratori e botteghe, compreso il coinvolgimento per la prima volta – e in grande stile a Palazzo Rasponi – di una industria internazionale del lusso come la Sicis. L’ampia mostra antologica allestita alla Loggetta Lombardesca sulle moderne declinazioni plastiche del linguaggio musivo non solo è valida come ricognizione storica, ha anche il merito di ritemprare e rilanciare il Mar e i suoi operatori, dopo un anno e mezzo di incertezze. Insomma tutto il mondo del mosaico, in particolare quello locale, è stato coinvolto nell’impresa, che è stata avocata dal Sindaco in veste di stimolatore e facilitatore fra le varie anime in campo. «C’è chi mi aveva sconsigliato questo tentativo  – ha detto De Pascale – invece il progetto di rilancio del mosaico contemporaneo ha avuto l’esito di unire i vari protagonisti di questa arte». Sicuramente, da vari lustri, non si vedevano tanti mosaicisti di estrazione e generazione diversa così attenti, presenti e attivi.

Un primo passo per riconquistare il podio di Ravenna capitale internazionale del mosaico dopo la gaffe del Corriere della Sera che in un inserto sull’intraprendenza della città aveva fregiato la “concorrente” Spilim­bergo quale “capofila” dell’arte musiva? Magari. L’auspicio è che si prosegua su questa strada, ma serve mantenere e sviluppare le cospicue risorse messe a dis­po­sizione, non solo finanziarie ma anche intellettuali e di relazioni culturali e artistiche, in Italia e nel mondo. Inoltre, se si vuole tenere saldo il legame fra tradizione e innovazione è fondamentale che venga rilanciata la formazione artistica e professionale, oggi non proprio in forma. Se no, l’attualità del mosaico rischia sempre un ruolo di nicchia. Per di più in provincia.

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