venerdì
14 Novembre 2025
DAT

Biotestamento, Emilia-Romagna seconda in Italia: i numeri provincia per provincia

L'assemblea legislativa ha approvato una risoluzione per diffondere di più la conoscenza di questo strumento

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Con 20.164 persone, l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per il numero di cittadini che hanno deciso di depositare il testamento biologico, e nei giorni scorsi l’assemblea legislativa ha approvato una risoluzione che chiede di garantire la piena attuazione della legge 219/2017. Si tratta della norma nazionale che regolamenta il consenso informato e le disposizioni anticipate sul trattamento sanitario, tutelando il diritto di ogni persona a rifiutare o accettare cure mediche, compresa l’interruzione di nutrizioni e idratazioni artificiali. Un provvedimento che però è applicato in modo disomogeneo dai Comuni italiani, oltre che poco conosciuto dai cittadini.

Cos’è il testamento biologico

Per “testamento biologico” o “biotestamento” si intendono comunemente le disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Questo termine tecnico è usato per indicare lo strumento che permette a ogni persona maggiorenne di esprimere in anticipo le proprie volontà mediche e di nominare un fiduciario per rappresentarla, in base alla legge 219/2017. Nello specifico, le Dat danno la possibilità di rifiutare, in tutto o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario nel caso, per esempio, di un coma irreversibile.

Tutti i medici e i professionisti sanitari sono obbligati a rispettare le Dat, anche se il paziente non è più in grado di intendere o di volere. Chiunque voglia avvalersi di questo strumento, può depositare le proprie scelte in una semplice scrittura privata all’Ufficio di stato civile del proprio Comune di residenza, che ha l’obbligo di protocollarla e inserirla nella banca dati nazionale attiva dal 2020. In alternativa ci si può avvalere dell’autenticazione di un notaio a pagamento. Se una persona non è in grado di scrivere, può depositare le Dat con strumenti alternativi di comunicazione.

Le Dat possono essere modificate o revocate in qualsiasi momento. La legge consente anche di nominare un fiduciario, a patto che sia maggiorenne, consenziente e in grado di intendere e di volere, per rappresentare il cittadino nei rapporti con i medici e le strutture sanitarie. Le Dat restano comunque valide anche se il fiduciario non viene nominato oppure se rinuncia, è deceduto o diventa incapace.

La risoluzione dell’assemblea legislativa

Con la risoluzione sulla legge 219/2017, approvata all’unanimità lo scorso mercoledì 12 novembre, l’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha chiesto di regolamentare la raccolta delle Dat nelle strutture sanitarie e di istituire un registro regionale collegato al fascicolo sanitario elettronico. I siti web di tutti i Comuni capoluogo e delle principali città emiliano-romagnole hanno già una pagina informativa sulle Dat, ma questo non basta a diffondere la conoscenza dello strumento. La risoluzione propone perciò anche di “promuovere campagne informative per cittadini e operatori sanitari”.

La maggiore diffusione è in Romagna

Nei giorni scorsi l’Associazione Luca Coscioni, che si occupa di diritti civili, ha diffuso le sue statistiche annuali sulla diffusione delle Dat tra i cittadini italiani. L’Emilia-Romagna si conferma la seconda regione italiana per numero di testamenti biologici depositati al 31 dicembre 2023 (20.164, una ogni 137 abitanti), dopo la Lombardia (38.106, ma con una proporzione inferiore: una ogni 168 abitanti).

Guardando alla classifica per province, Forlì-Cesena è in cima con una Dat depositata ogni 113 abitanti (2.829 in totale). Seguono Ravenna con una ogni 118 abitanti (2.735) e Modena con una ogni 122 (4.454). Fuori dal podio ci sono Bologna (3.628 Dat depositate, una ogni 134 cittadini), Rimini (1.450, una su 140), Piacenza (1.315, una su 156), Reggio Emilia (1.447, una su 165), Parma (920, una su 175) e Ferrara (1.386, una su 196).

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