mercoledì
25 Giugno 2025
SPIAGGE

Come saranno calcolati gli indennizzi per i balneari romagnoli

La bozza del decreto attuativo sulle gare, in arrivo in parlamento, è andata incontro alle richieste delle associazioni di categoria. Che però non sono ancora del tutto soddisfatte

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Con tre mesi di ritardo, il decreto sugli indennizzi ai balneari pare in dirittura d’arrivo. Si tratta della norma attuativa del decreto “Salva-infrazioni”, approvato lo scorso novembre dal governo, che ha imposto le gare delle concessioni di spiaggia entro il 30 giugno 2027. Il testo, elaborato dai ministeri delle infrastrutture e dell’economia, stabilisce le regole per i ristori che i nuovi concessionari dovranno riconoscere ai gestori uscenti, in caso di passaggio del titolo. In Romagna la questione interessa 1.052 stabilimenti balneari, censiti da Unioncamere: si tratta della regione italiana con il maggiore numero di lidi. 186 si trovano a Ravenna, 154 a Rimini e 150 a Cervia.

Rispetto alla versione che circolava a febbraio, la proposta di legge è stata modificata andando incontro alle richieste dei balneari. I ministeri le hanno negoziate con la Commissione europea e per questo si è accumulato il ritardo. Il “Salva-infrazioni” aveva previsto di approvare la norma entro il 31 marzo, invece il testo deve ancora approdare in parlamento. Prima serve il via libera del Consiglio di Stato, mentre la Ragioneria di Stato ha già dato il suo ok nei giorni scorsi.

Gli indennizzi saranno fondati su due calcoli: il «valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione» e «l’equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni». Nello specifico, saranno considerati gli «investimenti strumentali alla concessione, da trasferire ai nuovi concessionari come parte integrante ed essenziale al fine di garantire la continuità nella fornitura del servizio», effettuati nel rispetto della legge. Saranno ammissibili sia i beni amovibili (ombrelloni, lettini, attrezzature varie) che quelli non amovibili (cioè le strutture in muratura). Infine, l’equa remunerazione dovrà essere parametrata «sugli investimenti in beni immateriali, effettuati nei cinque anni antecedenti la data di avvio della procedura di affidamento, funzionali all’acquisto di servizi strumentali all’accrescimento del valore commerciale dell’area affidata in concessione». Il nuovo concessionario avrà 6 mesi di tempo per pagare l’indennizzo al precedente gestore, previo versamento di una cauzione del 20% per poter partecipare alla gara.

In una precedente versione del testo, per calcolare gli indennizzi erano considerati solo gli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni e non ancora ammortizzati. Per i balneari avrebbe significato ricevere delle cifre misere, perciò le associazioni di categoria hanno chiesto di aggiungere un’equa remunerazione sul valore dell’azienda. L’attuale bozza soddisfa in parte questa richiesta. Secondo Maurizio Rustignoli, presidente regionale di Fiba-Confesercenti, «il provvedimento introduce per la prima volta un riferimento concreto al valore d’impresa, attraverso perizie tecniche certificate e metodologie riconosciute. Un passaggio che riteniamo essenziale: non è accettabile che un’impresa venga espropriata del proprio lavoro e dei propri investimenti senza una valutazione reale e oggettiva». Legacoop Romagna, invece, non è del tutto contenta: «Le nostre cooperative balneari e i loro soci non possono accontentarsi di indennizzi simbolici o limitati ai beni materiali non ancora ammortizzati, che non riconoscano il vero valore commerciale dell’impresa», recita una nota dei giorni scorsi. Silenti le altre associazioni locali e nazionali del settore, che attendono la versione ufficiale del testo.

Le sorprese prima dell’approvazione non sono da escludere. La Commissione europea ha più volte detto che il riconoscimento del valore aziendale rappresenterebbe un vantaggio improprio per il titolare uscente, in contrasto con la direttiva Bolkestein che prevede parità di condizioni di partenza; perciò il Consiglio di Stato potrebbe opporsi all’attuale bozza di legge. I giudici di Palazzo Spada sono già irritati perché il governo si è preso altri tre anni di tempo anziché rispettare la scadenza del 31 dicembre 2024 per fare le gare, imposta da una sentenza dell’adunanza plenaria. L’ennesima proroga è stata oggetto di molti ricorsi che hanno intasato le aule dei tribunali.

Il provvedimento interviene anche sui canoni demaniali, adeguandoli agli indici annuali Istat sull’inflazione. Al contrario di quanto hanno affermato nei giorni scorsi alcuni parlamentari e testate giornalistiche, il decreto non taglierà i canoni. «Non corrisponde al vero quanto riportato da alcuni organi di stampa in merito alla bozza di decreto sulle concessioni balneari: il testo non prevede né riduzioni del 40 o 50% dei canoni, né automatismi sugli indennizzi a favore dei concessionari uscenti», conferma Rustignoli.

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