sabato
25 Ottobre 2025
IL RAPPORTO

Consumo di suolo, maglia nera a Ravenna e Rimini

Le due province romagnole in cima alla classifica Ispra per la quantità di cemento. In Emilia-Romagna persi oltre mille ettari di terreno nel 2024: è la peggiore regione italiana.

Condividi

L’Emilia-Romagna è la regione con il maggiore consumo di suolo in Italia, Rimini e Ravenna tra le province peggiori. Lo afferma il rapporto 2025 sul consumo di suolo, pubblicato oggi dall’Ispra. Il quadro tracciato dal report è lampante: con 1.013 ettari di terreno cementificati nell’ultimo anno, pari al 9% della superficie territoriale, la nostra regione ha i valori nazionali più alti sia per la perdita di terreno che per la scarsità degli interventi di recupero. Le altre regioni meno virtuose sono Lombardia (834 ettari di suolo consumato), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari). In termini percentuali di suolo consumato rispetto all’estensione territoriale, sul podio ci sono Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%). La media nazionale è del 7%.

L’aumento più elevato e costante è in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna nel 2024 sono stati consumati 453 metri quadrati di suolo per abitante, contro una media nazionale di 366 metri quadrati. La nostra regione si distingue soprattutto per l’aumento costante di territorio cementificato: nonostante il tema del consumo di suolo sia al centro dell’attenzione degli ultimi anni, soprattutto in seguito alle alluvioni del 2023 e 2024, il trend mostrato dai grafici di Ispra è in netta impennata rispetto a quello delle altre regioni. Cemento e asfalto rendono il terreno impermeabile e perciò meno in grado di assorbire la pioggia, aumentando il rischio di allagamenti.

Consumo Di Suolo Grafico
Andamento del consumo di suolo annuale a livello regionale dal 2006 al 2024. Fonte: elaborazioni Ispra su
cartografia Snpa

Maglia nera a Ravenna

Per quanto riguarda i dati provinciali, in Emilia-Romagna la percentuale più elevata di consumo di suolo è a Rimini col 12,6%. Seguono Reggio Emilia e Modena (11% ciascuna) e Ravenna (10,5%). Il capoluogo bizantino è anche il Comune italiano con la maggiore crescita annuale di aree artificiali, pari a 85 ettari, peggio di Venezia (62 ettari), Sassari (60 ettari) e Roma (57 ettari).

Nel suo rapporto, Ispra dedica un monito a Palazzo Merlato: «Tra i Comuni con un elevato consumo di suolo nell’ultimo anno spicca Ravenna, che con un incremento di 85 ettari mantiene una tendenza stabile rispetto ai valori rilevati negli anni precedenti, superando il consumo registrato nella capitale anche per la nuova annualità. Questo aumento è dovuto principalmente alla realizzazione di nuovi cantieri concentrati in diverse zone del Comune: all’interno dell’area industriale situata a ridosso del porto per un’estensione totale di circa 14 ettari, nell’area periferica della città per la costruzione di edifici commerciali e residenziali su un’area di circa 13 ettari, nella zona sud-ovest e nelle zone periferiche ad ovest e sud-est della città per cantieri edilizi e stradali, con un’estensione totale di circa 20 ettari».

Logistica e data center le cause principali

Negli ultimi anni, recita il rapporto Ispra, «al progressivo consumo di suolo dovuto alla logistica si è affiancata una nuova dinamica territoriale dovuta all’espansione dei data center, alimentata dalla crescente esigenza di infrastrutture digitali e servizi cloud». Dal 2006 a oggi, recita il report, «le coperture artificiali riconducibili alla logistica raggiungono un totale di poco superiore ai 6.000 ettari», in aumento soprattutto in Emilia-Romagna (+107 ettari), Piemonte (+74 ettari) e Lombardia (+69 ettari).

Legambiente: «Urge norma su consumo zero di suolo»

Commentando i dati nazionali, Legambiente ha sottolineato che «dal 2012, anno in cui Ispra ha avviato il proprio sistema di monitoraggio, non si era mai registrata una perdita così estesa di suoli agricoli, a seguito della crescita di urbanizzazioni e infrastrutture. Un dato ancora più sconcertante se si considera che questa corsa alla cementificazione avviene in un paese in declino demografico». Secondo l’associazione ambientalista, «pesano responsabilità di amministratori locali, ma anche un quadro obsoleto di norme inadeguate a fornire strumenti per il governo sostenibile delle trasformazioni urbane e territoriali. È necessario invertire la rotta, per puntellare con disposizioni di legge il principio “zero consumo netto di suolo”, orientando il settore delle costruzioni al rinnovo degli spazi già costruiti per puntare all’aggiornamento delle città secondo criteri di reale rigenerazione urbana e di adattamento alla crisi climatica».

Condividi
CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La darsena di Ravenna protagonista alla Biennale di Venezia

Nel progetto "Italia Infinita 2075" che immagina una connessione veloce sotto l'Adriatico

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi