L’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane con il maggiore rischio di frane, mentre l’erosione costiera resta costante ma stabile. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico, presentato nei giorni scorsi. Il rapporto illustra le mappe di pericolosità idraulica e fornisce il quadro di riferimento sullo stato e sulle variazioni delle coste italiane. Per quanto riguarda il rischio di alluvioni, Ispra ha invece rinviato l’approfondimento al rapporto del prossimo anno, in quanto dovrà aggiornare le mappe del rischio ai sensi della direttiva Alluvioni.
Frane: 28mila romagnoli a rischio elevato
Per quanto riguarda il numero di frane, aggiornato a giugno 2025, la nostra regione è al terzo posto della classifica nazionale, con oltre 80mila eventi. Davanti ci sono solo Lombardia (141mila) e Toscana (109mila). L’indice di franosità in Emilia-Romagna riguarda un’area di 2.768 chilometri quadrati, sul totale di 22.502. A pesare sono state soprattutto le precipitazioni di maggio 2023, che secondo Ispra hanno costituito «il massimo storico in termini di pioggia giornaliera media areale per i bacini dei corsi d’acqua romagnoli compresi tra il Senio e il Ronco». Insieme a Toscana, Valle d’Aosta, Campania, Sardegna, Piemonte, Abruzzo, Lombardia e Provincia autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna è nell’elenco delle regioni dal rischio molto elevato di frane.
Guardando al dettaglio delle province, il territorio più fragile secondo Ispra è quello di Forlì-Cesena, dove 735 chilometri quadrati hanno un pericolo “molto elevato” o “elevato” di frane, il 31% del totale. Seguono la provincia di Parma con 613 chilometri quadrati (17,8%) e Bologna con 482 (13%). Le altre due province romagnole, Ravenna e Rimini, hanno rispettivamente 121 chilometri quadrati (6,5% del territorio provinciale) e 217 (23,5%) di aree a rischio elevato. Ferrara è l’unica provincia con rischio zero. Nel complesso, il pericolo elevato di frane riguarda 182mila residenti in Emilia-Romagna sul totale di 4,4 milioni: anche in questo caso, la nostra regione è nel podio nazionale. In provincia di Ravenna sono toccati circa 2.400 cittadini, a Rimini 8.400, a Forlì-Cesena 17.300, per un totale di 28mila romagnoli.

L’erosione costiera colpisce 35 chilometri di costa romagnola
Per quanto riguarda l’erosione costiera, Ispra segnala che «le aree costiere italiane subiscono da decenni gli effetti dell’antropizzazione e dello sfruttamento da parte dell’uomo, i quali hanno mutato profondamente la dinamica morfologica naturale, dando origine a un’alterazione profonda della costa, specie in termini di erosione. Agli effetti diretti delle azioni antropiche, attive e in crescita ancora oggi, negli ultimi anni stanno cominciando ad aggiungersi gli effetti dovuti al cambiamento climatico, che alterano ulteriormente gli equilibri naturali rendendo il quadro generale complesso e gravoso da affrontare». A pesare sono in particolare il mancato apporto di sedimenti dai fiumi, a causa della cementificazione degli alvei, e le opere portuali che bloccano i flussi. «Infine, quella riserva di sedimento autorigenerante rappresentata dalle dune costiere viene persa a causa della crescente antropizzazione della fascia costiera», conclude Ispra.
In questo senso, l’Emilia-Romagna nel periodo 2006-2020 conta 35 chilometri di costa in erosione sul totale di 125 chilometri, mentre altri 37 chilometri sono in avanzamento grazie ai ripascimenti artificiali. Il quadro è rimasto stabile nei quindici anni di tempo considerati da Ispra. La maggiore percentuale di erosione è a Forlì-Cesena (47% della spiaggia, per un totale di 4 chilometri su 9), seguita da Ravenna (36% della spiaggia, 14 chilometri su 39), Rimini (10 chilometri su 32, il 31%) e Ferrara (7 chilometri su 26, il 27%).