Si infiamma la polemica sulle posizioni espresse dal presidente dell’Emilia-Romagna Michele De Pascale a favore degli indennizzi ai balneari. 64 iscritti al Pd di Rimini hanno inviato una lettera al segretario regionale del Partito democratico Luigi Tosiani per esprimere il proprio dissenso rispetto alle parole del governatore, che alla fiera InOut di Rimini ha appoggiato la proposta del ministro Matteo Salvini sugli indennizzi ai concessionari uscenti. La lettera dei 64 iscritti ha scatenato le dure reazioni delle associazioni locali dei balneari e hanno spinto De Pascale a precisare meglio la sua posizione.
La miccia che ha acceso le contestazioni dei 64 dem riminesi sta in una dichiarazione di De Pascale, che alla fiera InOut ha proposto di indennizzare i concessionari uscenti che dovessero perdere le gare attraverso una sovrattassa sui canoni demaniali. Apriti cielo: «Pensare di compensare la categoria dei balneari, che per anni ha beneficiato di canoni bassi e proroghe automatiche, con i proventi dei canoni (dunque con i soldi dello Stato) significa alimentare un privilegio», hanno scritto sabato i 64 democratici, tra cui figurano nomi di spicco della sinistra locale come l’ex assessore regionale al turismo Maurizio Melucci, l’ex segretaria della Cgil Meris Soldati e alcuni ex sindaci e assessori comunali del riminese. Un gruppo minoritario, ma che ha usato toni durissimi che non sono passati inosservati: «Il Codice della navigazione stabilisce che, alla scadenza delle concessioni, tutti i beni non amovibili restano allo Stato senza diritto ad alcun indennizzo», recitava la lettera inviata al segretario regionale. «La posizione di De Pascale è improponibile, ingiusta, fuori luogo».
Questa mattina il governatore ha smorzato i toni: «Premesso che non intendo entrare in polemica – ha detto De Pascale al Resto del Carlino – la mia posizione sulla questione delle concessioni balneari è sempre stata nota. Per i concessionari entranti, laddove si fosse dovuti arrivare alle evidenze pubbliche per assegnare i bagni, si sarebbe dovuto prevedere anche un equo indennizzo a chi non avrebbe più potuto portare avanti la propria impresa. Peraltro, pro-indennizzi ai bagnini lo è anche storicamente il Partito democratico». De Pascale si riferisce a un documento presentato nel 2012 dal Pd nazionale, che già allora appoggiava le gare con gli indennizzi ai balneari uscenti. Ma ai tempi la categoria lo respinse, credendo che fosse possibile evitare le evidenze pubbliche.
«È tecnicamente sbagliato sostenere che io voglia utilizzare denaro pubblico a tal fine», ha inoltre sottolineato il presidente: «Da sempre ritengo che, laddove si vada a evidenza pubblica, sia necessario un indennizzo per i concessionari che sono impossibilitati ad andare avanti. Ma non a carico dello Stato, bensì a carico di quei concessionari che subentrano. La mia idea non è quindi quella di usare gli attuali canoni per pagare i bagnini. Non deve pagare lo Stato, ma dovrebbe farlo il nuovo concessionario».
Ma al di là della questione specifica sugli indennizzi, i frondisti del Pd riminese hanno anche sollevato una questione generale, chiedendo che il partito il Partito democratico «non si schieri a difesa di una lobby ormai priva di motivazioni credibili, garantisca bandi trasparenti e realmente aperti, eviti concentrazioni delle concessioni in mano a pochi gruppi, favorisca micro e piccole imprese innovative, anche nuove, che vogliano investire e competere».
L’attacco dei 64 dem non è piaciuto alle associazioni dei balneari. Per il presidente della Cooperativa Spiagge Ravenna Maurizio Rustignoli, «l’atteggiamento espresso nella lettera offende la nostra categoria. Mi chiedo se queste persone sappiano di cosa stanno parlando; ma forse hanno dei fini diversi dalla tutela del bene pubblico. La loro malafede è evidente». Rustignoli ritiene quella del governatore «una proposta di equilibrio, mediazione e grande buon senso, indispensabile per traghettare le imprese balneari a un nuovo regime legislativo. Parliamo di famiglie che hanno investito per una vita, credendo in un patto fiduciario con lo Stato. Le evidenze pubbliche sono inevitabili, ma al contempo deve essere previsto il riconoscimento economico del valore aziendale a chi dovesse perdere le gare. È assurdo che si arrivi a raccogliere le firme per sterilizzare questa discussione».
Sulla stella linea i presidenti regionali di Confcommercio Enrico Postacchini e di Confesercenti Dario Domenichini, intervenuti oggi in una nota: «Il riconoscimento del valore economico dell’impresa con adeguati indennizzi per chi ha gestito per anni uno stabilimento balneare, valorizzando il territorio e contribuendo in modo significativo allo sviluppo turistico della nostra regione, non sarebbe un premio alla carriera o un regalo improprio, ma il giusto riconoscimento per anni di sacrifici, impegni economici personali e dedizione e passione al lavoro. Siamo soddisfatti dell’impegno preso dai rappresentanti delle istituzioni. È positivo che questo sforzo trovi unite praticamente tutte le forze politiche e in particolare apprezziamo l’impegno del presidente della Regione Emilia-Romagna che, coerentemente con quanto ha sempre sostenuto, ha rinnovato il proprio impegno in questa direzione. Pertanto sarebbe auspicabile che continuasse ad avere l’appoggio convinto da parte di tutte le forze politiche che compongono l’attuale compagine del governo regionale».
Al netto del dibattito locale, resta la questione sugli indennizzi. Lo scorso 7 ottobre l’Unione europea ha scritto di nuovo al governo italiano, ribadendo la sua contrarietà al riconoscimento del valore aziendale per i concessionari uscenti. Alla fiera di Rimini il ministro Salvini ha proposto di modificare l’articolo 49 del Codice della navigazione – quello che prevede la cessione degli stabilimenti balneari a titolo gratuito allo Stato, alla scadenza del titolo – in modo da eliminare l’appiglio giuridico. Ma l’idea potrebbe non essere sufficiente, dal momento che c’è anche la direttiva Bolkestein a proibire vantaggi ai gestori uscenti, come l’Ue continua a giudicare gli indennizzi.