martedì
09 Settembre 2025

La clinica della finanza

Affrancamento fiscale: pagare le tasse oggi per risparmiare domani?

Anche il fisco può diventare parte della strategia d’investimento

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Oggi vediamo una operatività poco conosciuta e più tecnica che in taluni casi può però rivelarsi vantaggiosa, l’affrancamento fiscale.

In finanza – come nella vita – c’è sempre una scelta tra pagare subito o rimandare.

Quando si parla di azioni, la regola è chiara: le plusvalenze (i guadagni) vengono tassate al 26% al momento della vendita. Finché non vendo, non pago nulla: il cosiddetto principio di tassazione al realizzo.

Eppure, esiste una possibilità poco conosciuta che ribalta questa logica: l’affrancamento fiscale. Uno strumento che permette di “ripulire” le plusvalenze latenti, pagando un’imposta sostitutiva più bassa oggi, per non pagarne di più domani. Ma attenzione: non è un regalo del fisco.

Cos’è l’affrancamento fiscale

L’affrancamento consente di azzerare le plusvalenze maturate fino a una certa data (1° gennaio di ogni anno in cui viene concesso).

Come funziona in pratica?

Si assume come nuovo prezzo di carico fiscale il valore normale del titolo, calcolato come media aritmetica dei prezzi di dicembre dell’anno precedente. In cambio, si paga subito un’imposta sostitutiva pari al 18% dell’intero valore della partecipazione (non solo del guadagno).
Da quel momento in avanti, eventuali future plusvalenze verranno calcolate non più rispetto al prezzo originario d’acquisto, ma rispetto a questo nuovo valore “affrancato”.

Un esempio concreto

Supponiamo di aver acquistato azioni per 100.000 euro. Oggi valgono 325.000 euro (una plusvalenza del +225%). Se vendessi subito, con tassazione ordinaria, pagherei il 26% di 225.000 euro, cioè 58.500 euro.
Con l’affrancamento, invece, pagherei subito il 18% di 325.000 euro, sempre 58.500 euro.
In questo caso siamo al punto di pareggio: oltre questo livello di guadagno, l’affrancamento diventa vantaggioso; sotto, diventa penalizzante.
Ecco perché si dice che con l’aliquota attuale (18%) l’affrancamento conviene solo con una performance superiore a circa +225% rispetto al prezzo di acquisto.

Quando conviene (e quando no)

✅ Conviene se si hanno plusvalenze molto elevate e si ha intenzione di vendere i titoli nel medio periodo. In questo caso si blocca una tassazione più bassa e si evita di pagare un 26% su guadagni consistenti.
❌ Non conviene se il guadagno è contenuto: si rischia di pagare più tasse del necessario, anticipandole addirittura.
❌ Non conviene nemmeno se non si ha intenzione di vendere: perché si pagherebbe subito un’imposta che, in assenza di realizzo, sarebbe rimandata nel tempo.

Attenzione: non è uno “sconto”

Spesso si pensa all’affrancamento come a un vantaggio fiscale certo. In realtà, è un anticipo di imposta: si paga subito, con la speranza di risparmiare domani.

E come ogni scelta fiscale, va valutata caso per caso: dipende dall’ammontare della plusvalenza, dall’orizzonte temporale, dalla strategia di portafoglio e persino dalla propensione personale a pianificare.

Conclusione

L’affrancamento fiscale è un’opportunità, ma non per tutti. È un po’ come decidere se pagare un debito subito o tra qualche anno: conviene solo se i numeri sono dalla nostra parte.

Per questo, prima di aderire a simili opzioni è fondamentale fare bene i conti, valutando convenienza e rischi.

Come consulenti finanziari indipendenti, ci occupiamo proprio di questo: aiutare le persone a capire se uno strumento fiscale è davvero utile, o se rischia solo di anticipare tasse inutili.

👉 La vera lezione è che anche il fisco può diventare parte della strategia d’investimento. Saperlo usare al meglio può fare la differenza tra un portafoglio efficiente e uno che perde valore senza che ce ne accorgiamo.

🩺 La Clinica della Finanza è aperta ogni settimana. Per la salute dei tuoi risparmi

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