La celebre trasmissione a Ravenna per il caso dei daini da abbattere
La celebre trasmissione televisiva di Italia Uno ha mandato in onda un servizio nella serata di giovedì, 5 febbraio, in cui l’inviata Nadia Toffa ripercorre la vicenda, facendo leva sul fatto che i recinti utilizzati per cercare di limitare i presunti danni dei daini sarebbero inadeguati (ne sono stati installati solo per un breve tratto in prossimità dell’Adriatica e poco altro, mentre la pineta, come ovvio, è aperta e quindi i daini liberi di uscirvi) e che quindi non si sarebbe percorsa in maniera seria la strada alternativa agli abbattimenti. Viene poi intervistata anche l’animalista tedesca che si è offerta (invano) di ospitare gli animali e si arriva fino ai fatti di questi giorni, con gli animalisti a protestare in pineta e i momenti di tensione con i cacciatori (compresa la testa mozzata di daino sul cofano di un’attivista come intimidazione).
Nel mezzo del servizio, invece, la parte più politica, con l’intervista al vicepresidente della Provincia Gianni Bessi (ora consigliere regionale), risalente ad alcuni mesi fa. Un’intervista in cui Bessi cerca di giustificare la decisione della giunta, assicurando che non si sarebbe potuto fare altrimenti per evitare i danni. Ma prima di concedersi ai microfoni dell’inviata di Italia Uno, Bessi è fuggito da un’uscita secondaria del palazzo della Provincia, rendendosi protagonista di quella che la Toffa ha definito senza mezzi termini «una figuraccia». E critiche al vicepresidente sono arrivate anche da un’impiegata della Provincia, la cui voce è stata registrata di nascosto dalle Iene. «Ma anche lui che codardo è – ha detto facendo chiaramente riferimento a Bessi –, ma parla con la stampa, tanto ormai sei stato eletto (il riferimento è all’elezione in consiglio regionale di Bessi, che stava in quei giorni abbandonando la Provincia, ndr). Dimmi tu se si può uscire dal retro…».
Le Iene, infine, pongono dei dubbi anche sul tipo di armi utilizzate dai cacciatori, con proiettili che possono arrivare fino a 3 chilometri di distanza, con possibile rischio per la popolazione – secondo l’inviata – in caso di distrazione dei cacciatori.