La discriminazione che non ti aspetti ora può essere denunciata

Uno sportello, finanziato dall’Unar, è aperto a Ravenna per segnalare anche i comportamenti di istituzioni, enti locali, servizi sociali…

famiglia numerosaIl luogo dove denunciare episodi di razzismo e discriminazioni a Ravenna si trova in via Oriani 44, è lo sportello finanziato dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali),  un servizio che dipende direttamente dalla Presidenza del consiglio ora che non c’è più un ministero delle Pari opportunità. È operativo dal 2009 ed è il nodo provinciale della rete regionale. Qui si possono rivolgere persone che si ritengono vittime o anche solo testimoni, le loro storie vengono vagliate ed eventualmente  segnalate al portale regionale e poi nazionale. Se sul piano locale lo sportello svolge opera di informazione e segnalazione, a livello nazionale Unar può fornire addirittura supporto legale, perché  l’istigazione all’odio razziale è un reato, così come la discriminazione: il razzismo non è consentito dalla legge italiana.

Coordinatrice e referente per Unar a Ravenna è Giovanna Santandrea, dipendente del Comune dell’Ufficio Immigrati. Quando le parliamo, un mercoledì mattina, ha appena ricevuto una segnalazione da parte di una madre. «Si tratta di un caso tipico, a noi possono rivolgersi tutte le vittime e i testimoni di qualsiasi atto di discriminazione, ma la stragrande maggioranza, se non tutte le segnalazioni degli ultimi anni, riguardano l’accesso negato a prestazioni sociali che enti e istituzioni dovrebbero erogare secondo le ultime normative italiane che accolgono le direttive europee».

In pratica, ci spiega Santandrea, molto spesso vengono richiesti ai cittadini stranieri requisiti che secondo Unar (e secondo le direttive Ue) non dovrebbero essere richiesti. I casi più frequenti, a Ravenna, riguardano gli assegni di maternità finanziati dal Comune tramite l’Asp e quelli per le famiglie numerose. «Queste prestazioni dovrebbero essere garantite anche ai cittadini stranieri in possesso di un normale permesso di soggiorno (come avviene per i sussidi per le bollette o l’affitto ndr.), ma viene invece chiesto un permesso per lungo soggiornanti, escludendo di fatto molte persone dalla possibilità di godere di un diritto». E perché questo accade? Per risparmiare? «Stiamo parlando di diritti che vengono negati, non voglio pensare che ci sia una volontà politica, spero si tratti di una questione di formazione degli operatori rispetto a normative che negli anni stanno cambiando».

Va detto che Asp è stata informata da Unar delle nuove normative, ma al momento non avrebbe modificato in nulla bandi e modalità di erogazioni. I problemi non riguardano tuttavia solo Asp o gli enti locali in genere. «Negli anni passati Unar ha promosso e sostenuto diverse cause all’Inps che rifiutava di riconoscere la pensione di invalidità a chi aveva un regolare permesso di soggiorno. Oggi, dopo diverse sentenze, finalmente l’Inps ha modificato i termini e risolto il problema» spiega Santandrea. Altri casi possono riguardare realtà come Prefettura e Questura, sempre in relazione alla richiesta di documenti secondo un’interpretazione della norma troppo restrittiva. Sempre meno, invece, negli anni, le segnalazioni di discriminazioni sui luoghi di lavoro.

Una ventina le persone che si sono rivolte allo sportello nel corso del 2014, più o meno in linea con gli anni precedenti. Un’ultima curiosità, pensando al caso Kyenge-Calderoli: se venisse un utente nero a lamentarsi di essere stato chiamato orango, Unar procederebbe? «Senza alcun dubbio. Secondo me ci sono i termini per andare dritti in tribunale».

Per rivolgersi allo sportello: tel 0544 485301, Orari di apertura: mercoledì 9-12.30; giovedì 14 – 17 (oppure su appuntamento). Le segnalazioni e le richieste di appuntamenti possono essere comunicate anche tramite e-mail all’indirizzo: antidiscriminazione@comune.ravenna.it

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