Smaltimento dei fanghi: indagati vertici di Autorità portuale, Sapir e Cmc

Casse di colmata piene con autorizzazioni scadute: nel mirino la creazione di una sorta di discarica abusiva permanente al porto

Sono dieci gli indagati nell’ambito di un’inchiesta della procura sullo smaltimento dei cosiddetti fanghi di escavo al porto. A ricevere gli avvisi di garanzia anche l’attuale presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco, il suo predecessore Giuseppe Parrello, i vertici della Sapir, l’azienda a maggioranza pubblica terminalista al porto di Ravenna (l’attuale presidente Matteo Casadio, il suo predecessore Giordano Angelini e l’amministratore delegato Roberto Rubboli), il presidente della Cmc Massimo Matteucci e l’ex amministratore delegato Dario Foschini.

La notizia è sui quotidiani in edicola oggi, giovedì 2 aprile, e l’ipotesi di reato contestata è quella relativa al mancato rispetto delle normative in materia di gestione dei rifiuti.

In particolare – come spiega per esempio Gianluca Rossi sul Corriere Romagna – si tratterebbe dei fanghi, in parte provenienti dagli scavi di approfondimento del canale Candiano e in parte prelevati da altri siti, che sono rimasti nelle casse di colmata del porto nonostante le autorizzazioni della Provincia fossero scadute (le più recenti nel dicembre 2012), trasformando di fatto quella che doveva essere una sistemazone temporanea in una discarica abusiva permanente. E continuando ad apportare materiale nel tempo.

Sarebbero 3,3 i milioni di metri cubi di materiali mai smaltiti e lasciati praticamente abbandonati in otto casse di colmata in zona portuale.

L’indagine è partita a febbraio sulla base di una segnalazione di Arpa. Il fascicolo è stato aperto dal procuratore capo Alessandro Mancini, affiancato dal pubblico ministero Marilù Gattelli.

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