È rimasto in silenzio in tribunale, avvalendosi della facoltà di non rispondere, e il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il provvedimento di fermo eseguito nella tarda serata di martedì 21 aprile: il 27enne Noussair Louati resta in isolamento in carcere a Ravenna, la città dove si è sposato a fine 2010 con una 33enne ravennate, con l’accusa di essere un aspirante terrorista intenzionato a raggiungere la Siria per arruolarsi nell’esercito dell’Is. Il giovane aveva in programma di raggiungere la Germania ieri per poi arrivare in Medio Oriente ma gli uomini della Digos l’hanno fermato prima notificando il provvedimento disposto dalla procura di Bologna. L’arresto di Louati rappresenta il primo caso di applicazione del nuovo articolo del codice penale che fa parte del pacchetto antiterrorismo.
Nel pomeriggio di oggi, 23 aprile, in apertura della seduta del consiglio comunale il sindaco Fabrizio Matteucci ha riferito sulla vicenda: «Il primo ministro Renzi – è il passaggio conclusivo del primo cittadino – chiederà l’impegno dell’Europa per combattere gli scafisti e un’assunzione di responsabilità di tutti i Paesi europei sul tema dei profughi. Mi auguro che si trovi una strada univoca e concordata per affrontare questo problema che riguarda tutti, non solo l’Italia. Un analogo impegno dell’Europa è necessario per combattere il terrorismo. Oggi la comunità ravennate esprime il proprio impegno unitario e compatto contro il terrorismo e a sostegno delle azioni dello Stato per contrastarlo».
Il 27enne, come ricostruito dagli investigatori, viveva di spaccio: era stato infatti anche fermato dai carabinieri di Marina durante un controllo antidroga sul litorale. Con lo spaccio intendeva mettere da parte i soldi per lasciare Ravenna e raggiungere il Califfato. Le intercettazioni raccolte lasciano poco spazio alle intenzioni di arruolarsi nello Stato Islamico: Louati esprime la sua volontà di fare la guerra santa, con la speranza di conquistare Roma o di vedere la bandiera dell’Is sventolare sulla torre di Pisa. A Ravenna, come detto, aveva una moglie: con lei viveva in zona Darsena fino a quando non si era preso una denuncia per maltrattamenti ed era finito fuori casa ritrovandosi di fatto senza dimora e appoggiandosi da conoscenti o in strutture abbandonate. La stessa donna, intervistata da Corriere Romagna e Resto del Carlino, ricorda che Louati era entrato in Italia nel 2009. La trasmissione tv Servizio Pubblico riporta di averlo incontrato a Lampedusa nel 2011. La moglie, da cui ormai di fatto è separato, ricorda che in principio aveva provato a cercare un lavoro onesto senza riuscirci ritrovandosi poi ai domiciliari per spaccio e cominciando a bere e diventare violento. È stata la stessa donna, che con Louati ha avuto una figlia, a stupirsi per l’accusa di terrorismo.