Hanno protestato anche in piazza del Popolo a Ravenna – con un flash mob a difesa della scuola pubblica tenutosi in contemporanea in oltre cento città d’Italia – gli insegnanti e i dipendenti scolastici contro il cosiddetto disegno di legge della “Buona scuola” del Governo Renzi. Disegno di legge che sarà al centro del dibattito pubblico promosso dalla Cgil in programma questa sera (lunedì 27 aprile) alle 20 alla sala D’Attorre di via Ponte Marino 2, in centro a Ravenna. Una serata di confronto con esponenti della politica, alla quale – scrivono dal sindacato – sono invitati a partecipare anche i genitori e gli studenti.
Prenderanno parte all’incontro Tiziano Bordoni, consigliere provinciale di Rifondazione comunista, Giovanni Paglia, onorevole di Sel, Michela Montevecchi, senatrice del movimento 5 stelle, Alberto Pagani, onorevole del Pd, Costantino Ricci, segretario generale della Cgil di Ravenna, Marcella D’Angelo, segretaria generale della Flc Cgil Ravenna.
Secondo la Cgil il Governo non è mai stato così lontano dalle esigenze del mondo della scuola e il nuovo disegno di legge non piace a nessuno. «Non piace ai precari – si legge nella nota del sindacato – docenti e Ata, per i quali è sempre più urgente emanare un piano di assunzioni articolato e immediato che garantisca stabilità a chi da anni assicura il funzionamento della scuola. Non piace ai lavoratori di ruolo, il cui contratto è al palo da 7 anni e per i quali il rinnovo è una necessità, se si vuole davvero ridare dignità a questi lavoratori e potere d’acquisto ai loro stipendi. Non piace per lo strapotere affidato ai dirigenti attraverso la chiamata diretta dei docenti e non convince, infine, perché non ha mai coinvolto nelle sue decisioni chi la scuola la fa, tra mille difficoltà, ogni giorno. Non piace per le incursioni della legge su materie che sono soggette a disciplina contrattuale, come le retribuzioni e la mobilità del personale sulle quali, ancora una volta, il Governo non intende sedersi a un tavolo con le organizzazioni sindacali. Non piace ai genitori che non avranno più alcun ruolo di programmazione e di controllo all’interno degli organi collegiali e che ben presto si accorgeranno che gli slogan “mai più classi pollaio”, alla prova dei fatti, resteranno tali. Non piace nemmeno agli studenti, pronti a scendere in piazza a fianco dei lavoratori della scuola».