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    Categoria: società

Al dormitorio nasce l’amicizia poi il tentato stupro a casa

Sei mesi di frequentazioni tra un 23enne e una 43enne, l’arresto per stalking e la denuncia di un’aggressione di otto giorni prima

Si sono conosciuti a Ravenna in un dormitorio pubblico alla fine del 2013, è nato un legame che cercava di superare le differenze di età (al tempo lui 21, lei 41) e di cultura (stranieri di nazionalità diverse) e hanno iniziato a frequentarsi. Un rapporto difficile andato avanti sei mesi, fin quando lui è stato arrestato per stalking e denunciato per violenza sessuale. La donna racconta di palpeggiamenti e strusciamenti riuscendo a non togliersi i pantaloni ricorrendo a una scusa ma non potendo evitare che lui si spogliasse, il giovane nega l’episodio della presunta violenza e fa riferimento a un unico rapporto sessuale consenziente avuto dovendo addirittura superare le sue remore di fronte a una persona molto più grande di lui. Ieri, 21 maggio, in tribunale a Ravenna l’udienza preliminare per l’episodio che risale all’estate scorsa: l’avvocato d’ufficio del giovane ha chiesto il rito abbreviato, tutto slitatto a settembre.

L’arresto risale all’1 luglio 2014 quando la donna chiamò la polizia perché il giovane si era presentato, e non era la prima volta, dove lei aveva iniziato a lavorare come badante: raccontò di come negli ultimi mesi fosse stata tartassata di continue e insistenti richieste di incontri e appuntamenti cui aveva a volte acconsentito malvolentieri nella speranza che potessero bastare per accontentare il giovane. Ma la denuncia più grave riguardò un episodio collocato al 22 giugno, cioè una settimana prima ma mai segnalato alle autorità: lei si era lasciata convincere e aveva accettato un invito a casa di lui e lì il ragazzo avrebbe tentato di avere il rapportò sessuale. Il giudice convalidò l’arresto per stalking in flagranza e per il resto ritenne credibile la versione della donna ma non quella del giovane. Che nega la violenza e racconta di una frequentazione andata avanti con reciproco interesse ma anche perché lei lo avrebbe aiutato a imparare la lingua italiana. Per lui la misura cautelare fu di non avvicinarsi a meno di 500 metri dalla donna. Il giorno dell’arresto lui le scrisse un sms, caduto nel vuoto, con una sorta di intenzione a non essere più così insistente. Ma in agosto si presentò in questura per denunciare i messaggi ricevuti dalla donna temendo che lei volesse aggravare la sua situazione con inviti non meglio precisati.

A breve il giovane uscirà dalla rete del progetto Sprar (acronimo di sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati nel quale non era in alcun modo coinvolta la donna che gli avrebbe dato insegnamenti di lingua italiana a titolo del tutto personale) in cui era entrato all’inizio del 2014 chiedendo asilo politico (in fuga dal Medio Oriente) e ottenendo lo scorso novembre dal ministero dell’Interno il riconoscimento della protezione sussidiaria. Dopo il percorso fatto attraverso lo Sprar (con alloggio, insieme ad altri rifugiati, in un appartamento messo a disposizione dal Comune e dove secondo la versione della donna si sarebbe consumato il tentativo di stupro) ora il giovane dovrà arrangiarsi autonomamente trovandosi un lavoro.