sabato
14 Giugno 2025
società civile

Le Sentinelle in piedi a Ravenna FOTO «Ma non è una battaglia contro i gay»

Parla Mirko De Carli dei circoli "Voglio la mamma": «In piazza per il benessere dei bambini». Anche l'assessore Morigi alla contromanifestazione

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Come in altre cento città, le cosiddette “Sentinelle in piedi” si sono ritrovate anche a Ravenna (vedi gallery in fondo all’articolo, con tanto di colorata contromanifestazione a cui erano presenti anche l’assessore del Comune Valentina Morigi e il coordinatore di Ravenna Capitale della cultura, Alberto Cassani) per manifestare contro un progetto di legge che loro ritengono lesivo della libertà di opinione, il cosiddetto Ddl Scalfarotto (per la verità ormai insabbiato da tempo) sull’omofobia. E, più in generale, sono testimoni di un’idea di famiglia tradizionale, basata sul matrimonio tra uomo e donna e a favore di una legislazione che continui a negare la parificazione dei diritti di coppie eterosessuali e omosessuali, in particolar modo in tema di adozioni. «Ma non si tratta di una posizione di retroguardia – specifica il ravennate Mirko de Carli, coordinatore nazionale dei circoli “Voglio la mamma” di Mario Adinolfi e collaboratore del quotidiano La Croce che ha partecipato alla veglia della sentinelle in piedi – né specificatamente cattolica, perché è la natura che ci dice che per fare una famiglia ci vogliono un uomo e una donna, e questo è un dato addirittura precristiano».

Natura o cultura che sia, la domanda resta sempre quella: perché manifestare contro un’estensione dei diritti altrui che non lederebbe in alcun modo i propri diritti?
«Il nostro primo interesse come “Circoli voglio la mamma” è il benessere dei bambini e come il legislatore debba occuparsene. Inoltre la nostra è una battaglia popolare, perché con noi è la stragrande maggioranza della popolazione, e quasi di sinistra, perché è a tutela della donna e delle inevitabili degenerazioni che la pratica dell’utero in affitto implica per le donne là dove è permes- sa».

Le Sentinelle sono state come sempre in silenzio in piedi a manifestare «per la nostra libertà di pensiero e fede». Libertà nella fattispecie di dire che lo Stato dovrebbe incentivare quella che loro ritengono la situazione «migliore» per l’educazione di un bambino ovvero la cosiddetta famiglia naturale. Quindi gli omosessuali sarebbero genitori peggiori degli eterosessuali? «Non mi permetterei mai di dire nulla del genere, ho tanti amici omosessuali e questa non è una battaglia contro di loro. Sono per esempio del tutto favorevole al riconoscimento di diritti come la reversibilità della pensione per coppie omosessuali. Qui si pensa al bene dei minori e, appunto delle donne rispetto al tema dell’utero in affitto». Ma in realtà De Carli si dice contrario all’adozione tout court per coppie omosessuali, anche sgombrando il campo dal tema dell’utero in affitto, tema per esempio che peraltro cade se la coppia è formata da due donne. «La priorità mi sembra eventualmente quella di facilitare le adozioni per le coppie eterosessuali. Il punto è che qualsiasi apertura su questo argomento, implicherebbe poi un’apertura sul resto. E tutto questo per trasformare un desiderio di poche coppie in un diritto. Io non credo che sia ciò che deve fare uno Stato». Rispetto al fatto che però è invece esattamente ciò che hanno fatto i legislatori di gran parte del mondo occidentale De Carli non ha dubbi: «I leader che l’hanno fatto sono scomparsi o stanno scomparendo: Zapatero in Spagna, Hollande in Francia, negli Usa si sta dibattendo per ripensare alcune posizioni. Secondo me il fatto che siano rimaste Italia e Grecia, culle della civiltà occidentale, con una legislazione incentrata sulla famiglia naturale significa qualcosa, significa che qui c’è forse un seme di ragionevolezza e non ci sono le storture che ci sono altrove».

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