martedì
24 Giugno 2025
Febbre da pallone

Il politico, la barista, la coppia papà-figlio Ravennati a Berlino per Juve-Barcellona

Per la finale di Champions League c'è chi lascia i due figli al compagno, chi si fa 30 ore di bus, chi si aggrappa a una sciarpa, chi cerca riscatto

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Ai due figli di 10 e 20 mesi penserà il padre tifoso dell’Inter per ventiquattro ore con l’assistenza dei nonni perché la madre tifosa della Juventus ha impegni a Berlino: «Voglio tornare con la coppa», dice ridendo. Nel primo pomeriggio di domani c’è un volo da Torino che aspetta Federica Rossi, 38enne responsabile della filiale ravennate del club Stelle Bianconere di Cesena nata ufficialmente un anno fa nel suo Bar Sport di Mezzano: in serata si giocherà la finale di Champions League tra Juve e Barcellona. «Parto in treno da Bologna alle 7.30 e per il rientro ho un volo da Berlino alle 6 di domenica mattina». Che significa passare la notte dopo la partita in aeroporto. Poca roba per chi ha sofferto otto ore inseguendo il biglietto. Per mettere le mani sul tagliando di ingresso a una gara che il popolo juventino aspetta da dodici anni è servita una staffetta familiare: «Erano in vendita sul sito dedicato. Al mattino mentre io lavoravo al bar mio padre si è messo al computer poi mia madre mi ha tenuto i bambini e io ho continuato con pc, tablet e telefonino. Era tutto intasato ma finalmente ce l’ho fatta a metà pomeriggio». In totale, volo e ticket, 1.010 euro: pacchetto acquistabile solo al completo attraverso il tour operator Francorosso. Per Federica, così tesa da non aver chiuso occhio la notte scorsa, sarà la prima volta all’estero al seguito della Juventus: «In Italia vado spesso alle partite, prima di rimanere incinta ero abbonata a Torino ma devo dire che anche quest’anno con i figli piccoli sono andata ugualmente spesso allo stadio». La barista sarà una dei ventuno dei circa trecento tesserati del club cesenate che saranno in Germania, tra loro altri sei-sette ravennati: «Io sono l’unica con l’aereo, perché avendo i figli piccoli devo restare fuori meno possibile. Gli altri viaggiano in pullman». Per domani sera non ha dubbi: «Vinciamo ai rigori». Del resto lei l’aveva detto l’estate scorsa, tra lo scetticismo generale, che Massimiliano Allegri avrebbe portato la Champions alla Juve: «L’ho detto al bar». Sulla presenza di testimoni che confermino la previsione non ci sono notizie.

Quella di Federica è solo una delle storie ravennati che convergono sulla città tedesca per l’evento sportivo. Un’altra è quella del cervese Andrea Corsini, membro del Pd, ex assessore comunale a Ravenna fino a pochi mesi fa quando è passato alla Regione. Domenica mattina potreste trovarlo al mare dopo 48 ore senza aver dormito: «Se vinciamo ho deciso che al rientro non dormo nemmeno un minuto e vado in spiaggia direttamente per godermi la soddisfazione». Partenza da Ravenna questa notte alle 2.30, volo da Torino alle 8. Spesa mille euro e tensione già a mille: «Sono terribilmente in ansia. Partiamo sfavoriti ma chissà che senza pressione…». Spera l’assessore. Che nello stesso stadio nella stessa città ha un precedente di tutto rispetto: «Ero lì a vedere la finale dei Mondiali 2006 vinta dall’Italia». Però era anche nel 2003 a Manchester quando la Juventus perdeva ai rigori dal Milan. Per battere il Barcellona – «Se ne dovessi togliere uno a loro sceglierei la Pulce» – si aggrappa a una sciarpetta: «L’ho comprata il primo anno di Conte e direi che con quella sono imbattuto perché non andai all’eliminazione contro il Bayern». Ma soprattutto confida in Vidal: «In queste partite lui si esalta. Sogno un suo gol al 90’». Roba da coronarie forti.

All’Olympiastadion di Berlino ci saranno una ventina di tesserati del club Briganti Bianconeri di Faenza. Viaggeranno sparsi: cinque in volo da Bologna, tre in volo da Torino, un paio in pullman da Milano, quattro in pullman da Verona e una decina in pullman da Bologna. Tra loro anche il presidente del club, il 36enne Alessandro Fabbri. Che ha un conto in sospeso con la competizione per club più prestigiosa in Europa: «Ero a Manchester nel 2003». L’ultima volta della Juve in finale coincisa con la sconfitta contro il Milan: «Andai in pullman, due giorni di viaggio. E il ritorno fu allucinante». Questa volta la squadra torinese si presenta in campo sfavorita: «Ci sarebbe più gusto a vincere…». Alessandro però una scommessa già l’ha vinta. Prima della semifinale di ritorno a Madrid con quattro amici si sono comprati i biglietti aerei Bologna-Berlino: «Ci siamo detti, hai visto mai…». Anche se poi hanno dovuto comunque comprare il pacchetto volo-biglietto perché non esistevano di fatto biglietti liberi. Domani sarà sugli spalti con la consueta maglietta del Guerriero: «Sì, Vidal è il mio giocatore preferito. Però uno come Del Piero non si dimentica».

Tra i ravennati al seguito di Buffon e compagni ci saranno anche Enrico e Lorenzo Berardi, padre e figlio di 46 e 15 anni. In coppia in Germania per una partita ci sono già stati: era il 2006, era Hannover, era la prima partita al Mondiale dell’Italia di Lippi che poi sollevò la coppa al cielo. Per questo ritorno a tinte bianconere anziché azzurre sono serviti duemila euro in totale. Aereo da Verona. Mica potevano mancare all’atto finale dopo aver seguito per tutto l’anno la squadra in quasi tutte le partite casalinghe di Champions League: «Io avrò la maglietta numero 9 di Morata e mio figlio il 10 di Tevez, siamo sempre in coppia così», dice il responsabile del settore giovanile del Fornace Zarattini. Nessun rito scaramantico in particolare e il tentativo di stare più tranquillo possibile: «Cerco di non farmi prendere dalla tensione e per il pronostico mi affido a quello del capitano: abbiamo il 35 percento di possibilità di vincere».

Poi c’è Enrico Franzoso, 39 anni, che va a Berlino con altri sei amici da Ravenna e quando lo raggiungiamo al telefono al momento di salire sul pullman da Bologna non è preoccupato per il tridente Messi-Neymar-Suarez: «In questo momento a dire la verità mi fanno più paura le 15 ore di pullman. E peggio ancora le 15 del ritorno. Anche se dipende come sarà andata la partita». Un viaggio da 330 euro a caccia di riscatto: «Siamo maledetti in questa coppa. Tutte le volte che siamo arrivati in finale è successo qualcosa. Però se vinci questa contro questo Barcellona ti rifai di tutto». Sa che non dovrebbe sbilanciarsi ma ammette di avere sensazioni positive. Che assomigliano a quelle di diciannove anni fa, quando la Juventus di Lippi vinse a Roma la stessa coppa. Intanto prova a dimenticare il bruciore della sconfitta del 2003 – «La guardai a casa mia con un mio amico» – e prova a sperare di aver già pagato dazio alle finali perse per quest’anno: «Gioco nel San Bartolo in Terza Categoria e abbiamo perso ma siamo saliti in Seconda ugualmente». A Berlino però non c’è coppa per chi perde.

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