domenica
14 Dicembre 2025
Il fatto

Rientra in Italia l’attivista ravennate espulsa da Israele per il visto scaduto

Samantha Comizzoli rimpatriata dopo l'arresto. Interrotto lo sciopero della fame iniziato in carcere. Nel 2011 si candidò a sindaco

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Con un volo diretto da Tel Aviv a Roma è atteso per le 21.30 di oggi, 18 giugno, il rientro in Italia della ravennate Samantha Comizzoli: l’attivista, che nel 2011 si candidò a sindaco di Ravenna con una lista civica, è stata espulsa da Israele dopo essere stata arrestata e incarcerata perché in possesso di un visto scaduto da più di un anno. Da qualche anno vive nei territori palestinesi in veste di operatrice di una Ong e attivista dei diritti umani. Dalla Palestina, Samantha Comizzoli, attraverso i social network, un blog e alcuni docu-film, manda in Italia il reportage quotidiano della situazione palestinese.
Dopo il suo arresto, avvenuto a Nablus nel corso di una manifestazione pro Palestina, la 45enne di origine novarese ha scelto di non accettare l’espulsione e cominciare lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sui bambini palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane ma lo sciopero della fame è durato solo poche ore perché la donna, messa sotto pressione e in isolamento, ha interrotto la protesta.
«Senza vittimizzarsi – dice l’avvocato Luca Bauccio che l’assiste dall’Italia –, lei ha commesso la violazione. È chiaro che per Samantha la violazione più grande l’ha commessa Israele che occupa la Palestina senza visti e senza autorizzazioni. Cioè in violazione delle risoluzioni Onu: il primo da espellere sarebbe Israele. Per questo ha rifiutato l’avvocato d’ufficio: non riconosce la giurisdizione di Israele. La sua posizione è coerente, ostinata, cocciuta. Samantha verrà espulsa, ma ha una sua forza morale e politica netta».

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