Anche Bacon e Warhol alla grande mostra del Mar. E in ottobre l’omaggio a Dante

Annunciato l’evento della primavera 2016 del museo di Ravenna, dedicato al ‘900 “antico”. Ecco il programma delle prossime attività

Giusto il tempo di festeggiare i 30mila visitatori della mostra “Il bel Paese”, conclusa il 14 giugno (vedi articoli correlati), e al Mar, il Museo d’Arte di Ravenna, già ricominciano i lavori di preparazione per la prossima stagione.

In ottobre, infatti, è prevista l’esposizione “Divina Commedia”, che affronta il tema dell’illustrazione dantesca proponendo le opere di Gustave Doré, Francesco Scaramuzza e Amos Nattini. La grande mostra del 2016, invece, partirà come tradizione in febbraio e si intitolerà “Il 900 antico”, nuovo progetto di Claudio Spadoni che ripercorre il secolo scorso con sguardo inedito, svelando gli insospettabili legami col passato che hanno caratterizzato gli anni delle avanguardie.

Nell’attesa di questi due eventi non mancano altri appuntamenti con l’arte: il 24 luglio, alle ore 19, nella sala multimediale del Mar è in programma la proiezione del film documentario Giuseppe Maestri e la sua Ravenna sognata, cui seguirà una conversazione con il regista Ugo Antonelli, Angelina Maestri, che ha donato al museo un corpo di opere del marito, e Walter Pretolani, amico dell’artista ravennate scomparso nel 2009.

Dal 12 al 27 settembre il Museo d’Arte della città ospiterà, come ormai da tradizione, la mostra biennale del premio Ram di Ravenna e provincia, concorso che ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere i giovani artisti visivi del nostro territorio. I vincitori del premio, che in questa decima edizione ha per tema l’arte intesa come pedagogia dello sguardo, esporranno i loro lavori nelle stanze a piano terra del museo.

In occasione della Notte d’Oro, il 10 ottobre, sarà invece inaugurata la mostra collettiva delle opere finaliste al terzo Premio Internazionale Gaem – Giovani Artisti e Mosaico, che sarà possibile visitare fino all’8 novembre. L’evento, che si propone di stimolare le nuove generazioni di artisti alla riscoperta e alla reinterpretazione dell’antica arte del mosaico, prevede inoltre l’assegnazione del Premio Orsoni, del Premio RavennaMosaico (curato dal Festival Internazionale di Mosaico Contemporaneo RavennaMosaico) e del Premio Tesi Accademica di Belle Arti di Ravenna.
Negli stessi giorni, dal 10 ottobre all’8 novembre, sarà allestita sotto la direzione di Marcello Landi una mostra fotografica in omaggio a Balthus. Cuore dell’esposizione sarà la traduzione in forma di mosaico del dipinto “La stanza turca”, ispirato dalla moglie giapponese dell’artista e da lui realizzato tra il 1963 e il 1966. Il pubblico potrà ammirare una riproduzione fotografica del mosaico, dal momento che l’opera, di solito conservata nella collezione dei mosaici moderni e contemporanei del Mar, si trova attualmente nel padiglione di Eataly all’Expo di Milano, all’interno della mostra “I Tesori d’Italia” curata da Vittorio Sgarbi.

La stagione invernale, come già detto, si apre con “Divina Commedia”, raccolta delle illustrazioni dantesche di Dorè, Scaramuzza e Nattini, in programma dal 3 ottobre al 10 gennaio. Nell’anno delle celebrazioni del 750° anniversario della nascita del poeta non poteva mancare un’esposizione dedicata alle interpretazioni visive della Commedia, da sempre fonte inesauribile di ispirazione per gli artisti. La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, a cura di Stefano Roffi e Maria Grazia Marini, direttrice del Mar, è già stata esposta a Mamiano nel 2012 e viene proposta a Ravenna in allestimento integrale con circa 400 opere. Il primo piano del museo sarà riservato alle 100 tavole di Amos Nattini, che accompagneranno lo spettatore in una rilettura per immagini delle tre cantiche del poema, dai rossi cupi delle raffigurazioni infernali agli azzurri brillanti del Paradiso. Di Nattini è la tavola scelta per promuovere la mostra: la scena dell’incontro fra Dante e Matelda, nel canto XXVIII del Purgatorio, ambientato nella “divina foresta spessa e viva” che sembra proprio la pineta di Classe (vedi foto qui a fianco).
Al secondo piano si vedrà il confronto fra due diversi sguardi sul poema, risalenti entrambi agli anni Sessanta dell’Ottocento: da una parte le celebri incisioni di Gustave Doré, ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo in relazione alla Commedia; dall’altra il lavoro di Francesco Scaramuzza, permeato dal romanticismo dell’epoca. «La nostra speranza è di riuscire a esporre tutte insieme le tantissime tavole di Scaramuzza, sarebbe un’importante novità», spiega la direttrice Maria Grazia Marini.

Il grande evento artistico della primavera 2016 sarà infine “Il 900 antico”, che inizierà il 20 febbraio per poi concludersi il 26 giugno. L’ispirazione del progetto, rivela il curatore Claudio Spadoni, deriva da una rilettura di alcuni testi di Carlo Carrà: il pittore, lasciatosi alle spalle la stagione futurista e anche l’esperienza metafisica che lo aveva legato a De Chirico, si dedica a un ripensamento del passato e afferma che la nuova arte avrà «quel non so che di antico e di moderno». Questa espressione riassume l’intenzione della mostra, che vuole raccontare il rapporto del Novecento con il passato e col futuro in un’ottica non convenzionale. L’inattesa rivelazione è che anche nel secolo che più di ogni altro ha vissuto lo slancio verso la modernità, sostenuto da un rabbioso rifiuto dell’antico, si nascondeva sotto la superficie il «tarlo del passato», per usare le parole di Spadoni.
Le opere esposte appartengono sia ad artisti che erano palesemente in contrapposizione con le avanguardie, sia ad alcuni tra i maggiori protagonisti delle correnti che esaltavano il nuovo come unico valore, e che pure hanno sentito l’esigenza, consapevole o inconscia, di recuperare in qualche modo quel passato tanto disprezzato. «Se è vero che il ‘900 è un secolo già ampiamente descritto ─ commenta il curatore della mostra ─ è tuttavia innegabile che la nostra rilettura delle vicende artistiche propone un ribaltamento dei luoghi comuni, e un superamento della distinzione per così dire manichea tra gli artisti legati alle avanguardie e quelli che invece se ne discostavano».

L’esposizione sarà articolata in sezioni, che corrispondono alle diverse modalità di riproposizione del passato: dalla citazione diretta alla rievocazione, dal recupero di temi classici, come la mitologia, alle provocazioni in tono sarcastico e demistificante.

Il catalogo della mostra, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, comprende alcuni fra i nomi più significativi dei movimenti artistici del Novecento: protagonisti assoluti come De Chirico, Morandi, Carrà, Martini e Casorati; Sironi, figura dominante nel periodo cruciale del “ritorno all’ordine”; esponenti del “realismo magico” ma anche del “neobarocco”, da Scipione a Fontana e Leoncillo; Guttuso e Clerici, quindi la stagione della pop art, con Schifano, Festa, Angeli, Ceroli; l’Arte Povera di Paolini e Pistoletto; e ancora Salvo, Ontani, Mariani e Paladino, oltre ad alcuni stranieri, quali Bacon, Fautrier, Klein e Warhol.

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