La storia del Paguro: nel 1965 l’incidente con tre morti: il relitto sul fondale ha formato un ambiente che attira 3mila sub all’anno
Dal 1995 la gestione del sito Paguro è affidata all’omonima associazione nata per mettere ordine in una situazione confusa: «Tra pescatori di cozze e subacquei nel periodo estivo si trovava di tutto da quelle parti – spiega Giovanni Fucci, presidente dell’associazione –. E allora invece di farsi la guerra si è deciso di regolamentare l’area. Gli accessi sono limitati, la permanenza è fissata, c’è una organizzazione». L’associazione che opera su base volontaria oggi conta circa sessanta associati, per lo più si tratta di circoli subacquei della Romagna, in media ogni anno nel periodo maggio-settembre vengono fatte oltre tremila immersioni (se ne contano 63mila in cinquant’anni) principalmente provenienti dal nord Italia ma anche veri e propri gruppi di affezionati che organizzano pullman dalla Svizzera o dalla Germania. Di solito a febbraio le prenotazioni per i weekend sono già tutte esaurite fino a ottobre. Una squadra di circa venti sub, qualificati e preparati, si offrono volontari per accompagnare chi non conosce il sito.
«Con il passare degli anni si è creato un laboratorio vivente che altrimenti non esisterebbe. All’epoca dell’incidente nessuno si pose il problema del recupero, alla sensibilità ambientale non pensava nessuno. Poi negli anni Novanta ci si rese conto che si era formato qualcosa di ammirevole».
E da qualche anno il relitto Paguro è diventato addirittura una tenuta vitivinicola unica al mondo. Le bottiglie di vino vengono portate sul fondo e lasciate invecchiare dodici mesi finendo poi sul mercato a prezzi da 100 a 150 euro: «L’idea è stata di un enologo. Il primo esperimento andò male: la pressione a quella profondità fece saltare tutti i tappi e non trovammo più un goccio di vino. Sono stati studiati tappi speciali e le condizioni particolari di quasi assenza totale di luce e temperatura costante a 12 gradi fanno invecchiare il vino con risultati che gli esperti giudicano apprezzabili. Io mi fido di loro».