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    Categoria: società

Il vescovo sta con il Papa: «Avevamo già pensato a 2-3 profughi per parrocchia»

Ghizzoni lancia però un appello anche a religiosi, famiglie e cittadini che si potranno rivolgere alla Caritas per offrire ospitalità

Il vescovo di Ravenna Lorenzo Ghizzoni raccoglie l’appello di Papa Francesco e invita le parrocchie di Ravenna e Cervia – ma anche religiosi, famiglie e cittadini – a dare accoglienza a profughi, rifugiati ed esiliati. «Già l’avevamo proposto ad Andalo durante un incontro con gli anziani di Amare Ravenna – rivela Ghizzoni in una nota inviata alla stampa – e domenica scorsa nella parrocchia di Ponte Nuovo, pensando alla possibilità di accoglienza e di inserimento di una famiglia o di due-tre persone in ogni parrocchia o unità pastorale, nelle realtà religiose e in eventuali strutture vuote, sfitte, inutilizzate, sia di proprietà delle parrocchie che di privati».

«La nostra diocesi – continua la nota del vescovo – è già impegnata da anni nell’accoglienza, nell’accompagnamento, nell’aiuto materiale agli emigrati, gestiti dalla Caritas, dalla San Vincenzo, dalla pastorale dei Migranti e da alcune realtà parrocchiali (San Rocco e altri), con ordine e nel rispetto delle persone. Possiamo fare poco come singoli, come famiglie e anche come parrocchie, viste le dimensioni medie delle nostre comunità, ma se in molti faremo anche solo un gesto concreto, questo sarà di grande aiuto per tanti».

«Abbiamo un debito con queste persone – continua il vescovo –, visto che molte delle cause delle migrazioni dipendono anche dalle tante ingiustizie e disuguaglianze che hanno tenuto in stato di sottosviluppo ampie aree del mondo, mentre noi ci siamo assicurati privilegi economici e di benessere. Ci saranno anche responsabilità da parte della politica e dell’amministrazione da sollecitare, affinché si pongano regole nuove, umane e rispettose, che permettano una accoglienza ordinata. Ne abbiamo bisogno subito e ne avremo sempre più bisogno, perché il calo demografico fortissimo delle nostre terre (e dell’Europa tutta) rende necessari l’inserimento e l’integrazione di persone giovani e capaci di contribuire al benessere dalla nostra comunità nazionale e locale col loro lavoro, con le loro famiglie, con i loro figli, che diventeranno nostri concittadini. Questo sta già avvenendo con vantaggi economici e sociali rilevanti (le pensioni degli anziani e l’assistenza degli inabili vengono già sostenute dal lavoro regolare di molti immigrati tra noi). È un compito da affrontare anche per i prossimi anni, forse per decenni. Si dovranno forse rivedere accordi europei, leggi e regolamenti italiani, in modo da facilitare le pratiche per il riconoscimento dell’asilo politico o per chiedere un lavoro che, senza nulla togliere agli italiani, dia la possibilità a questi nostri fratelli di mantenere la loro dignità».

Compito di coordinare il tutto spetterà alla Caritas diocesana, «che accoglierà le disponibilità dei nostri fedeli, delle famiglie o di altri cittadini e aiuterà a stabilire criteri di accoglienza».

Intanto, venerdì 11 settembre alle 21 al seminario di piazza Duomo si terrà un incontro con il vicario apostolico latino di Aleppo (Siria), Fra Georges Abu Khazen, «sarà una occasione – chiude il vescovo – per approfondire la conoscenza della situazione forse più tragica di questo momento».