Unione dei Comuni e bonus «Fissiamo obiettivi chiari»

Nel 2014 in totale pagati 562mila euro per 359 dipendenti Il presidente Piovaccari: «La nostra organizzazione è un modello»

L’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, l’ente pubblico che dal 2008 riunisce nove amministrazioni nell’area ovest della provincia con 100mila abitanti, nel 2014 ha distribuito premi di risultato per un totale di 562mila euro lordi ai suoi 359 dipendenti: 8mila al segretario generale, 51mila a sette dirigenti, 89mila a trentaquattro quadri, 414mila a 317 dipendenti con posizioni inferiori.

«Cerchiamo di fissare obiettivi misurabili con numeri», spiegano insieme il presidente e il direttore generale dell’Unione, Luca Piovaccari e Francesco Frieri. Qualche esempio? Costruire la candidatura ufficiale per almeno due procedimenti europei che assegnino fondi per la promozione turistica e l’attenzione alle energie rinnovabili. Oppure l’elaborazione di un progetto completo, da sottoporre alla giunta dell’Unione, per la riorganizzazione dell’Asp. Oppure la presentazione del documento preliminare per la revisione del regolamento edilizio.

A fronte delle cifre che riguardano i bonus, ce n’è un’altra su cui si concentrano gli amministratori dell’Unione: l’8-9 percento di riduzione della spesa (pari a circa 7 milioni di euro su un bilancio consolidato di 72) da quando l’Unione è nata nel 2008 a oggi, ottenuto grazie a un progressivo accentramento delle funzioni. Al 2013 erano 29 i servizi associati in capo all’Unione per conto di tutti i nove Comuni, nel 2008 erano solamente tre. Oggi ad esempio la pianificazione urbanistica è unica con un Psc unico e un regolamento edilizio unico. Così come il welfare, che da solo vale 25 milioni annui. Nelle mani dei singoli sindaci e delle loro giunte rimangono oggi Cultura, Anagrafe e Lavori pubblici.

Insomma nell’arco di pochi anni si è assistito a una procedura costante di spostamento delle competenze dai singoli enti a quello di secondo livello per ottimizzare le risorse, con traseferimenti di personale a nuove mansioni. Un paio di numeri possono esemplificare la cosa: nel 2009 l’Unione aveva 48 dipendenti e i Comuni ne avevano 654, nel 2013 sono diventati rispettivamente 349 e 284. «C’è da registrare un rimescolamento delle risorse umane che dal punto di vista produttivo è anche una cosa affascinante perché rimette in gioco le competenze acquisite», sottolinea il direttore generale dell’Unione, Francesco Frieri. Che garantisce anche su un altro aspetto non secondario in termini di spesa pubblica: il costo complessivo del personale nel panorama pre Unione era superiore al costo complessivo post Unione.

I risultati ottenuti godono anche dei riconoscimenti di enti terzi incaricati di misurare l’efficienza della macchina amministrativa: nel 2014 sono arrivati circa 570mila euro di contributi ordinari da Regione e Stato nell’ambito dei fondi assegnati alle unioni amministrative. «E nei giorni scorsi abbiamo avuto in visita una delegazione dall’Albania interessata a conoscere il nostro percorso», dice con soddisfazione Frieri.

Quella che oggi è un esempio per altri, alla sua nascita non aveva molti punti di riferimento come modello: «A parte qualche caso di dimensioni ridotte, siamo stati tra i primi a muoverci nella direzione di un accentramento per migliorare la pubblica amministrazione», dice Luca Piovaccari, sindaco di Cotignola e presidente dell’Unione. Ma perché creare l’Unione e che bilancio si può fare dopo qualche anno di esperienza concreta? «Il giudizio è positivo perché se non fosse per l’Unione sarebbe impossibile per certi piccoli Comuni garantire servizi al cittadino e questa deve essere la funzione dell’amministrazione. Nel momento in cui non è in grado di farlo viene meno l’essenza dell’ente locale». Sarebbe questo, secondo Piovaccari, il concetto di fondo che tiene insieme i nove sindaci presenti nella giunta dell’Unione (sette di centrosinistra e due di centrodestra): in buona sostanza solidarietà fra le parti verso un fine comune dove l’unione fa la forza e il grande aiuta il piccolo con meccanismi di perequazione nel trasferimento di risorse economiche e umane.

Nel futuro non mancano gli spunti per continuare l’ammodernamento. «Di sicuro i Lavori pubblici sono un tema su cui concentrarci – dice Piovaccari –. Potrebbero essere questo il prossimo servizio da associare, e sarebbe un passo importante». Non è ancora tempo invece di andare oltre l’Unione per arrivare al Comune unico: «La Regione spinge verso gli accorpamenti ma per il momento crediamo che migliorare l’Unione sarebbe già un ottima soluzione nella riduzione della spesa pubblica».

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