Quando non potevano fare un duplicato delle chiavi della porta si facevano strada attraverso un buco nel muro esterno: due gioiellerie rapinate, una tentata rapina in posta e un furto in tabaccheria sono la striscia di reati compiuti in provincia di Ravenna in sei mesi da una banda di sette persone (sei siciliani e un albanese) collegate fra loro indirettamente e individuate dai carabinieri del nucleo investigativo a conclusione dell’indagine Argo durata un anno.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Daniele Barberini, è cominciata nell’estate 2014 quando a distanza di venti giorni (30 giugno e 21 luglio) le gioiellerie Barbieri di Ravenna e Montanari-Felloni di Alfonsine vennero assalte con violenti blitz molto simili: all’apertura del negozio i titolari trovarono i rapinatori già dentro al negozio, anche armati di pistole giocattolo senza tappo rosso, venendo aggrediti e colpiti più volte. Una volta fuggiti i malvimenti (6 kg di preziosi per un valore di 200mila euro da Ravenna, appena 1.800 euro in contanti da Alfonsine), il sopralluogo degli inquirenti individuò in entrambi i contesti l’accesso da una breccia nel muro che conduceva a locali adiacenti vuoti ma non collegati ai negozi e raggiungibili dall’esterno. La tecnica del buco ha portato i militari sulle tracce di due catanesi residenti a Fusignano, il 41enne Carmelo Di Mauro e il 48enne Marcello Giannino, già arrestati per un tentato furto alla Mps di Forlì nel 2013 fatto con un buco nel muro. Per le due rapine è arrivata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 20 settembre di quest’anno. Destinatario anche un terzo complice: il 37enne Alessandro Malerba: questi è stato arrestato a Catania dove è tutt’ora domiciliato. E nella stessa città, in una perquisizione svolta poco dopo il colpo, sono stati ritrovati i 200mila euro di bottino.
La caratteristica della banda era infatti quella di agire in trasferta dalla Sicilia (spostandosi in auto o aereo) appoggiandosi sulle abitazioni di Giannino e Di Mauro per il tempo necessario a restare nel Ravennate dove eseguire i colpi. Ed è in Sicilia che l’altro ieri i carabinieri hanno arrestato un quarto uomo: il 44enne Salvatore Comis, detto il “chiavaro”. Il suo ruolo è emerso in relazione alla tentata rapina del 2 dicembre scorso all’ufficio postale di Villanova di Bagnacavallo: i carabinieri arrestarono in flagranza il 44enne Rosario Spampinato trovato insieme a Giannino e Di Mauro. I militari stavano pedinando gli ultimi due nel corso delle indagini sulle rapine nelle gioiellerie e hanno potuto sventare il colpo alle poste scoprendo che uno di loro era dotato di una copia delle chiavi della porta sul retro delle poste. Il duplicato era stato cesellato da Comis in Sicilia dopo un minuzioso sopralluogo a Villanova.
Infine c’è il furto del 19 dicembre alla tabaccheria Evangelista di piazza Mameli a Ravenna che è indirettamente collegabile al gruppo (bottino sigarette e gratta e vinci): in quel caso arrivò un fermo di polizia per Maurizio Spampinato (49enne catanese) e Flori Paluci (23enne albanese). Caratteristica comune, manco a dirlo, il passaggio attraverso un foro nelle pareti del locale.
«Possiamo dire di essere di fronte a soggetti estremamente pericolosi – ha commentato il procuratore capo Alessandro Mancini illustrando l’operazione nel corso di una conferenza stampa –. Per molti di loro c’è la recidiva reiterata specifica e la violenza delle loro azioni farà sì che le richieste dell’accusa saranno molto severe. L’unico scopo di questi cosiddetti trasfertisti era la pianificazione delle rapine con sopralluoghi minuziosi alla ricerca di obiettivi possibili e scartando altri luoghi visitati».



