Buona Scuola, qual è il bravo insegnante?

Il 2 ottobre al liceo scientifico un convegno sulla valutazione dei docenti prevista dalla riforma del Governo Renzi. Il dirigente Dradi: «Non era un obbligo di legge, ma una scelta volontaria per mettersi in gioco»

Tra le questioni più controverse della riforma della scuola di Matteo Renzi c’è sicuramente il tema della valutazione dei docenti e proprio a questo è dedicato il convegno organizzato il 2 ottobre al liceo scientifico Oriani di Ravenna con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale.

Molto contestata da parte dei diretti interessati, ritenuta indispensabile da altri per inserire un criterio meritocratico nel corpo docente, la legge prevede una fase di sperimentazione di tre anni in cui ai singoli istituti viene lasciato l’onere di stabilire i criteri per individuare chi tra i docenti sia meritevole del premio in denaro a disposizione della scuola. Il fondo nazionale è di 200 milioni di euro e dovrebbe corrispondere ad una cifra tra i 15 e i 20mila euro per un istituto di media dimensione. La legge prevede l’istituzione di un comitato di valutazione di cui devono far parte tre docenti, due genitori per medie ed elementari, un genitore e uno studente per le scuole superiori, un membro esterno indicato dall’ufficio scolastico regionale e ovviamente il dirigente che deve effettuare la valutazione finale; non sono previsti meccanismi punitivi ma solo un premio economico. Valutazione basata su cosa, però? Si parla genericamente di “qualità dell’insegnamento” , “responsabilità assunte nel coordinamento di classe”, “contributo all’innovazione”… Macro voci difficili da declinare in parametri precisi.

Ecco allora il senso del convegno del 2 ottobre, in cui alla mattina sarà affrontato l’inquadramento normativo e nel pomeriggio si presenteranno alcuni possibili strumenti pratici per effettuare la valutazione. Questo convegno è organizzato in una scuola dove già si è cominciato a ragionare sull’argomento grazie al dirigente Gianluca Dradi. «Sia al liceo scientifico che all’istituto tecnico Morigia-Perdisa – ci spiega Dradi – il collegio dei docenti ha deciso all’unanimità di attuare un percorso originale per arrivare alla definizione di questi criteri: si organizzeranno dei focus group di docenti, genitori e studenti per ragionare su cosa significhi essere un bravo insegnante. Potranno emergere le aspettative delle varie componenti della comunità scolastica in merito alla qualità dell’insegnamento e verificare come queste si incrociano tra loro. Quanto deciso non era un obbligo di legge, ma una scelta volontaria di docenti che hanno colto la novità legislativa per mettersi in gioco in un processo di riflessione condiviso con l’utenza. Attraverso questo lavoro si costruirà una mappa della qualità specifica per ogni scuola e credo sarà molto utile per colmare il vuoto contenuto nella legge, che non specifica gli indicatori della qualità da valutare. Questa disponibilità dei docenti, dal mio punto di vista, è di per sé un indicatore di qualità perché dimostra la piena consapevolezza che la principale leva per il miglioramento della scuola pubblica è la qualità del lavoro che si svolge nelle aule scolastiche».

Tra gli strumenti pratici che saranno presentati nel convegno ci sarà il questionario già sottoposto lo scorso anno agli studenti dello Scientifico sul lavoro svolto dai docenti di italiano, matematica e fisica: «Si ponevano otto domande su circostanze di fatto relative all’attività didattica – spiega Dradi – e non si chiedevano giudizi sull’operato dei docenti; dall’analisi delle risposte si possono però individuare i punti di debolezza rispetto ai quali è necessario agire per migliorare la qualità della scuola che, è bene ribadirlo, è fatta soprattutto dal lavoro degli insegnanti».

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