E il Banco Alimentare dona in un anno cibo dal valore di oltre 2 milioni di euro

700mila chili di alimenti raccolti e distribuiti nel Ravennate nel 2014 Solo una quarantina i punti vendita coinvolti. Ora si punta alle mense

Gianluca Benini è il responsabile del Banco Alimentare per Imola, da cui dipende anche la provincia di Ravenna. Si tratta di una realtà che nel 2016 compirà 25 anni e che gran parte dei cittadini conoscono forse per le iniziative della colletta alimentare fuori dai supermercati (la prossima si svolgerà a fine novembre), ma che in realtà opera quotidianamente, grazie a volontari e sette dipendenti, proprio per recuperare cibi altrimenti destinati allo smaltimento da donare ad associazioni che operano sui territori per le persone più indigenti.

Benini è stato tra i relatori del convegno di sabato 17 ottobre (vedi articoli correlati) e ci racconta come il loro ruolo sia quello di fare da «intermediari». Tra le ottocento realtà a cui fanno arrivare il cibo a Ravenna ci sono la Caritas, ma anche la mensa di San Rocco, le singole parrocchie, il Re di Girgenti.

In tutto nel 2014 in provincia di Ravenna hanno raccolto e poi donato quasi 700mila kg di cibo per un valore di oltre 2milioni di euro a 106 strutture che hanno assistito 16.570 persone.

Una quarantina i punti vendita da cui raccolgono il cibo in tutta la regione appartenenti in particolare alle catene Esselunga e Bennet, praticamente assenti nel Ravennate. Qui collaborano con alcune realtà tra cui due supermercati Conad di Ravenna. «Basti pensare – dice Benini – che gli esercizi che aderiscono alla raccolta sono 1.200 mentre quelli da cui andiamo a prelevare il cibo sono appena 40, una forbice enorme che dice come tanto si potrebbe ancora fare».

Tra gli obiettivi a breve anche per Banco Alimentare c’è inoltre il settore del cibo cotto. «Abbiamo già iniziato alcune collaborazioni – racconta Benini – con due self-service della Gemos, uno a Forlì e uno a Faenza, ma naturalmente si tratta di un lavoro aggiuntivo molto complesso e particolarmente delicato. Certo, in questo senso il potenziale è molto grande perché se tutte le mense donassero gli avanzi ci sarebbe tantissimo lavoro da gestire che per noi, data la nostra struttura, sarebbe assai complesso perché più lavoriamo, più si generano costi, dalle strutture, agli acquisti dei frigoriferi e dei mezzi per il ritiro». Già, perché l’attività del Banco Alimentare, che ha un bilancio oggi intorno ai 450mila euro, non genera alcun profitto ed è finanziata da donazioni del privato, attraverso iniziative di raccolta fondi e da fondazioni bancarie (in città quella della Cassa di Risparmio ), mentre è indubbio che con la sua attività vada ad alleggerire il peso della voce welfare dai bilanci degli enti pubblici.

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