Porto, cambia ancora il Progettone Ma gli enti locali sfiduciano Di Marco

Il presidente di Ap illustra la nuova versione del piano per i fondali chiedendo un voto entro 2 settimane. La risposta: «No a ultimatum»

Dragaggio dei fondali del Candiano per avere 13,5 metri di profondità dall’imboccatura fino a Largo Trattaroli e poi 12,5 fino alla darsena San Vitale con il rifacimento di tutte le banchine lungo il canale e la collocazione dei circa 3,3 milioni di metri cubi di fanghi scavati in quattro casse di colmata: due definitive sommerse entro le dighe foranee e due provvisorie tra la città e Porto Fuori nelle aree di privati, denominate Logistica 1 e Logistica 2 rifacendosi alla destinazione d’uso per loro stabilita dal piano regolatore. Così va riassunta la nuova versione del Progettone per il porto di Ravenna ribattezzata Rimodulazione dal presidente dell’Autorità portuale, Galliano Di Marco. Ma su questa ennesima puntata della telenovela si consuma il definitivo strappo tra Di Marco e le istituzioni (Comune, Provincia, Camera di Commercio, Regione) che quattro anni fa lo indicarono al ministero per la nomina: in un comunicato del 21 ottobre, arrivato nelle redazioni nella tarda serata della giornata in cui il presidente aveva illustrato il piano al comitato portuale dove siedono anche i rappresentanti dei quattro enti sopra citati, rimane poco margine per ricucire la rottura. Il mandato dell’ingegnere abruzzese scadrà il prossimo 1 marzo: la riconferma appare impossibile. Scaricabili in pdf dai link in fondo alla pagina le due note in versione integrale.

Non è nei contenuti che è arrivata la spaccatura quanto nei toni e nei metodi. Perché in effetti esprimere valutazioni sui contenuti sarebbe stato difficile per chiunque: il 21 settembre l’illustrazione della Rimodulazione con la richiesta di Di Marco di avere un voto favorevole o contrario entro 2-3 settimane. «Se come dice Di Marco – scrivono congiuntamente il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, il presidente della Provincia Claudio Casadio, il presidente della Camera di Commercio Natalino Gigante e il consigliere regionale del Pd Gianni Bessi – la struttura di Autorità portuale ha studiato in ogni minimo dettaglio l’ipotesi presentata, è chiaro che lo stesso diritto deve poter essere esercitato dalla comunità ravennate. Su un’ipotesi progettuale che, fra l’altro, ad oggi è tutt’altro che dettagliata. Due volte lo stesso errore no. Nè sono accettabili ennesimi penultimatum da qui a quindici giorni». Insomma il Progettone rimodulato potrebbe anche essere la cosa migliore del mondo per Ravenna ma non ci stanno a farsi imporre i tempi. E in particolare da Palazzo Merlato trapela grande sorpresa per una frase di Di Marco: «La Rimodulazione è una soluzione che considero addirittura migliore della precedente versione del Progettone». Per il 10 novembre è in programma un incontro con il ministro Delrio.

Raggiunto in tarda serata, il presidente Di Marco si dice «sorpreso e deluso» dalle parole del comunicato congiunto dei quattro enti locali. E aggiunge: «Durante il comitato ho dato la mia disponibilità a partecipare a qualunque incontro a partire dal 5 novembre nella commissione consigliare in Comune. E mi fa piacere che il 10 novembre ci sia un incontro con il ministro Delrio, se serve la mia presenza sono disponibile. Finora io non avevo mai contattato il ministro per non scavalcare le istituzioni locali». Sulle scadenze future mette in guardia in prospettiva di una data: «Il 27 novembre va approvato il bilancio dell’ente e dovrà essere chiaro cosa mettere alla voce investimenti». Le parole che suonano come una sfiducia a tutti gli effetti fanno pensare all’ipotesi di dimmissioni anticipate? «No, non è mia intenzione».

Ma cosa cambia con la Rimodulazione? Le differenze sostanziali rispetto al passato sono certamente la possibilità di non ricorrere a espropri di terreni per la collocazione dei fanghi e il posticipo a data da destinarsi della piattaforma logistica e del nuovo terminal container al Largo Trattaroli. E perché ora si cambia il Progettone che pareva intoccabile? In buona sostanza per l’inchiesta della procura che ha messo sotto sequestro le vecchie casse di colmata – per presunti permessi scaduti che quindi le trasformerebbero in discariche abusive con conseguenti reati ambientali – rendendole inutilizzabili. «L’intervento di Rimodulazione – si legge nella nota di Ap – si rende necessario sia a seguito delle problematiche emerse in merito all’utilizzo di alcune aree sia per l’avvio di procedimenti di indagine penale e, più in generale, per profili derivanti dalle previsioni pianificatorie vigenti».

Dei tre milioni di metri cubi da dragare due andrebbero nelle casse sommerse sul lato interno delle dighe foranee e uno a terra. L’idea sarà quella di proporre accordi per l’affitto delle aree per 5-6 anni ai proprietari dei terreni (di cui il 50 percento appartiene a Sapir) per depositare il materiale bagnato, lasciarlo asciugare e poi spanderlo innalzando il piano del livello come sarebbe previsto dal piano regolatore. Se non si troveranno accordi bonari si percorrerà la strada degli espropri, minori rispetto alle ipotesi da 40-50 milioni di euro pensati in un primo momento. Il costo totale della Rimodulazione, secondo quanto si apprende da via Antico Squero, resta invariato (220 milioni): le risorse risparmiate per i minori espropri verranno infatti destinate al rifacimento di tutte le banchine e non più solo di una parte. Allo stato attuale infatti le condizioni delle banchine non potrebbero reggere la rimozione di più di un milione di metri cubi.

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