Lo scienziato: «Che bufala l’omeopatia Del resto la gente crede nella religione…»

Boncinelli presenta il suo nuovo libro a Ravenna. «La verità costa fatica, credere alle bugie no. Il cibo è la nuova religione degli atei»

C’è chi crede a tutto, e chi no. Edoardo Boncinelli è uno scettico per vocazione. Non crede a niente di ciò che non è dimostrabile. Considerato uno dei più importanti scienziati italiani, Boncinelli è saggista, genetista, direttore del laboratorio di biologia molecolare dello sviluppo del Istituto scientifico San Raffaele ed è garante scientifico del Cicap. Giovedì 12 novembre, alle 18.30, presenterà il suo libro “Homo Faber” a Palazzo Rasponi, in centro a Ravenna.

Cosa distingue una scienza da una pseudo-scienza?
«Il metodo scientifico! Cos’è la scienza? Si possono dare molte definizioni ma sicuramente è il metodo con cui le affermazioni vengono dimostrate che determina se si tratta o no di scienza. Chiunque può fare delle ipotesi, ma se non le mette alla prova dei fatti non può dimostrare nulla. Nonostante questo c’è un universo di bufale che girano per questo mondo. Ho appena scritto un libretto su questo argomento».
Per voler citare una delle più grandi bufale di oggi?

«Sono molte, difficile fare esempi. Io sono molto affezionato alla bufala della omeopatia, molto cara anche a Piero Angela. Se è vero che a chi non ha nulla l’omeopatia può anche giovare, chi ha qualcosa con l’omeopatia non risolve niente. Lo dimostra anche il fatto che per problemi seri tutti tornano alla medicina convenzionale, anche in Cina!».
Una posizione che suscita molte polemiche…
«Lo so, ma che ci devo fare… Una parte della mia vita è proprio contrastare questi discorsi “a pera” che si fanno dappertutto. Non solo in Italia, anche in Francia e in Germania l’omeopatia vanta moltissimi estimatori».
Come mai, secondo lei, se l’omeopatia non funziona ha così tanti seguaci?
«La prima cosa che mi viene in mente, anche se non so se si può dire, è che anche la religione ha moltissimi adepti, anche se non è vero niente di quello che sostiene. Il fatto è che le persone amano le bugie e odiano la verità».
Come fanno ad avere così tanti adepti quelle che lei chiama “bufale”?
«Vede: la verità costa fatica. Credere alle bufale è facile. Fare un ragionamento giusto e corretto è complicato. È più comodo scegliere ragionamenti in discesa che ragionamenti in salita».
Credere in Dio è quindi la cosa più semplice da fare?
«Certo! Si tratta di mitologie che semplificano la vita. Ho 74 anni, quando ne avevo 20 pensavo che in cinquanta anni il mondo sarebbe progredito verso una valutazione credibile delle cose, ma mi sembra che non siamo progrediti quasi per nulla. La gente continua a credere ciò che implica per sé meno problemi».
Come si relazione con i credenti?
«Alla fine di ogni conferenza ci sono le domande. Il momento più straziante. Mi chiedono “Lei crede in Dio”? Io rispondo: “Ma cosa vi importa? Se credete bene per voi, altrimenti va bene comunque, io cosa c’entro?”. Molti vorrebbero che uno scienziato dicesse loro: “Sì, io che sono logico e razionale, credo in Dio, e quindi avete ragione”. Vogliono che dica quello che vorrebbero sentirsi dire. Beh, questo mi manda in bestia».
Crede che la diffusione dell’estremismo religioso, oggi sempre più in voga, sia legata in qualche modo con il suo concetto di “credere come scelta più semplice”?
«Gli estremismi hanno valenza sociale e psicologica più che religiosa. In occidente sono legati a ragionamenti intellettuali, diciamo… Mentre nelle aree povere del mondo l’estremismo nasce da uno scoppio di irrazionalità dovuto alle condizione sociali. Fare il combattente, nei paesi dove non si mangia, è un lavoro conveniente. Non è una cosa razionale, ma ha a che fare con i bisogni fondamentali. Chiaramente questa è una mia opinione».
E in occidente, quali nuove “credenze” stanno prendendo piede?
«Il cibo è la nuova religione degli atei. Continuo a sentire gente che dice “Bisogna mangiare quello, non bisogna mangiare quell’altro”. Il cibo è diventato il depositario di quella valenza simbolica che si dava all’aldilà».
E lei come si pone davanti al culto del cibo?
«Io ho poca pazienza. Dico: va bene, fate come vi pare, ma non rompete le scatole».
Il Cicap ha fatto molte battaglie per svelare le truffe dei fenomeni paranormali…
«Fortunatamente ho poca esperienza nel genere, perché sono stato circondato da persone intelligenti. Il metodo comunque per svelare i trucchi di questi fenomeni è sempre lo stesso, il metodo scientifico: Se è vero si deve ripetere a comando, se non si ripete a comando non è vero».

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